Firenze, 26 settembre 2017 - Università nella bufera: inizieranno oggi pomeriggio gli interrogatori di garanzia dei docenti coinvolti nell'inchiesta per corruzione in ambito accademico.
Il primo ad essere sentito dal gip Antonio Pezzuti sarà Adriano Di Pietro, uno dei sette finiti agli arresti domiciliari. Gli interrogatori riguarderanno anche i 22 professori sottoposti alla misura dell'interdizione. Dopo i destinatari della misura, il gip interrogherà gli accademici per i quali si era riservato la decisione l'interdizione: tra questi l'ex ministro Augusto Fantozzi.
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IL RETTORE DELL'ATENEO FIORENTINO - "Noi siamo i primi a volere che siano accertate quanto prima le responsabilità e se accertate che la punizione sia severa, rigorosa, esemplare. Ma nella comunità universitaria italiana ci sono migliaia di professori e di ricercatori che lavorano con onestà e hanno come faro il merito, la valutazione e la trasparenza. Siamo doppiamente feriti perché non vogliamo che una malattia venga scambiata per una epidemia. Lo ha detto, stamane in una conferenza stampa, il rettore dell'ateneo fiorentino, Luigi Dei, commentando quanto emerso finora nell'ambito dell'indagine sui concorsi truccati. "Questi fatti - ha osservato il rettore - feriscono in prima battuta e soprattutto la comunità universitaria. Siamo colpiti, tristi e amareggiati. Cose di questo genere non dovrebbero mai succedere".
IL SINDACO DI FIRENZE NARDELLA - "Mi rivolgo ai tanti studenti, ricercatori e professori che ogni giorno si impegnano con onestà, dedizione e passione, affinché rompano il vergognoso velo di omertà che ancora oggi copre il mondo della ricerca e dell'università. È il momento di reagire per il bene dell'Italia, per restituire fiducia ai cittadini e per lasciare ai nostri giovani l'opportunità di provarci e di far valere il proprio talento e il proprio sacrificio". Lo scrive in un post su Facebook il sindaco di Firenze Dario Nardella, in merito all'inchiesta sui concorsi truccati all'università. "Mi colpisce al cuore la notizia degli arresti e delle indagini su decine di professori universitari in tutta Italia, accusati di aver truccato concorsi pubblici spartendosi cattedre e favori. Mi colpisce in maniera particolare perché si parla di un mondo che conosco bene e nel quale ho speso molti anni della mia vita come studente, come dottorando di ricerca e come docente precario" ha aggiunto.
"E mi ferisce - aggiunge - perché è un caso diffuso in tutta Italia e tocca anche la mia città, Firenze, capitale della cultura e simbolo di quel Rinascimento di arti e di pensiero che ha nutrito per secoli l'umanità intera. Questa storia è odiosa perché avvelena i pozzi della cultura, della ricerca e della formazione, distrugge la speranza delle nuove generazioni e mina la fiducia dei cittadini verso l'istituzione universitaria che dovrebbe essere la colonna portante di un paese. Non dobbiamo arrenderci alla miseria umana e morale che ha contagiato i nostri atenei". "Chiediamo anzitutto alla magistratura - aggiunge Nardella - di fare presto e, se accertate le responsabilità, di punire in modo esemplare chi si è macchiato di questi reati. Truccare un concorso vuol dire uccidere la meritocrazia e compromettere il sogno di crescita e la credibilità di un paese e della sua classe dirigente".
«Noi siamo i primi a volere che siano accertate quanto prima le responsabilità e se accertate che la punizione sia severa, rigorosa, esemplare. Ma nella comunità universitaria italiana ci sono migliaia di professori e di ricercatori che lavorano con onestà e hanno come faro il merito, la valutazione e la trasparenza. Siamo doppiamente feriti perché non vogliamo che una malattia venga scambiata per una epidemia». Lo ha detto, stamane in una conferenza stampa, il rettore dell'ateneo fiorentino, Luigi Dei, commentando quanto emerso finora nell'ambito dell'indagine sui concorsi truccati. «Questi fatti - ha osservato il rettore - feriscono in prima battuta e soprattutto la comunità universitaria. Siamo colpiti, tristi e amareggiati. Cose di questo genere non dovrebbero mai succedere». (ANSA).