OLGA MUGNAINI
Cronaca

Università europea, stop al Natale. La lezione del filosofo Givone: "Non è questa l’inclusività"

Dibattito aperto dopo che l’Istituto di Fiesole ha deciso di preferire la ’Festa d’Inverno’. Il prof: "Prevale la paura di turbare qualcuno nell’ottica della cultura della cancellazione"

Il filosofo Sergio Givone è stato anche assessore alla cultura del Comune di Firenze

Il filosofo Sergio Givone è stato anche assessore alla cultura del Comune di Firenze

Firenze, 29 ottobre 2023 – Natale addio. L’Istituto universitario europeo cancella la ricorrenza della nascita di Gesù Bambino, in favore di una generica festa d’Inverno. Secondo la professoressa Costanza Hermanin, che lavora alla prestigiosa università finanziata dall’Unione europea con sede nella badia Fiesolana di San Domenico, tutto ciò avviene in favore dell’inclusione. Sì all’albero con gli addobbi, ai canti e ai mercatini, ma no alla parola Natale, per non “turbare” chi non è di religione cristiana. Moltissime le polemiche e fra chi non condivide affatto il pensiero della collega Hermanin, c’è anche il filosofo Sergio Givone.

Professor Givone, cosa pensa di questa decisione?

"Dico che si ottiene esattamente l’opposto di ciò che si vorrebbe. E’ una bugia, tipica della ‘cancel culture’ tanto imperante. Va bene che il Natale è una festa precristiana, dedicata al sole che tramonta e che poi risorge. Ma poi il Natale è diventato altro e si è riempito dei contenuti del Cristianesimo, a cominciare dal fatto che Dio si è fatto uomo, prendendosi sulle spalle il dolore del mondo e diventando lui stesso luce sul mistero della vita e della sofferenza. E oggi, cambiando nome al Natale si vuole dimenticare tutto questo".

Eppure si fa in nome dell’inclusione.

"Ma non è vero. La collega ammanta un progetto di inclusività quando invece è di cancellazione. Si ha paura di ‘turbare’ qualcuno, invece dobbiamo ricordare che è la festa di un bambino che nasce in una grotta, che è nato come noi ma ci ha donato la speranza della resurrezione".

Sarebbe un po’ come cambiare nome al ramadan per i musulmani?

"E’ persino più grave, perché in fondo il ramadan è una pratica che riguarda il costume e il rito, ma non riguarda il senso profondo dell’essere musulmani".

Perché si arriva a questo?

"Perché abbiamo, e vogliamo, trasformare il Natale, non più nella festa di Gesù che nasce a Betlemme, ma dimenticare quella stella cometa e quella capanna, per lasciar posto solo a un albero di addobbi con sotto i regali e i giocattoli, spalancando ancora di più la porta al consumismo, che non ne ha mai abbastanza. Basti vedere che il Natale ormai inizia a ottobre, per far spendere di più".

Come si recupera il senso di questa festività?

"Sta a noi fare la scelta. Un filosofo come Benedetto Croce diceva: “Non possiamo non dirci cristiani“. Però io dico che questo è ancora poco, è troppo facile. Non è abbastanza se crediamo davvero che il Cristianesimo sia la nostra storia. E’ vero che il Natale è diventata la festa di tutti, credenti e laici. Ma dobbiamo tornare a chiederci quanto ancora il Cristianesimo sia essenziale nella nostra vita, nel nostro destino e nel senso di essere al mondo. Se ci facciamo questa domanda, allora il Natale torna ad essere memoria dell’incarnazione di Dio".

Domande pesanti.

"Sì, ma allora se il Natale ha il valore di una “tradizione“ e basta, come lo potrebbe avere un mito assiro babilonese o maya, allora va bene lasciare tutto in mano al consumismo, alle luci generiche che illuminano le città, senza ricordare che le luci del Natale sono anche di raccoglimento e preghiera".

Quindi lei non vede una qualche forma di inclusione in questa “Festa d’inverno“?

"No, la professoressa può esprimere certamente il suo pensiero, ma resta il fatto che il Natale non è solo una favola. Si sfumano tutti i significati per “cancellare“ una cultura, per eliminare qualcosa di ben preciso. Questa non è inclusione, è l’esatto opposto: è esclusione".