Firenze, 30 agosto 2022 - Diciassette anni fa la forza dei venti dell’uragano Katrina si abbatteva duramente su Louisina e Mississippi, sulle coste americane che si affacciano sul Golfo del Messico, incrinando gli argini e devastando New Orleans. La città fu colpita dall'occhio dell'uragano e le conseguenze furono disastrose: Katrina lasciò dietro di sé 1.800 morti e un milione di sfollati, tanto che gli Stati Uniti furono costretti a chiedere aiuti umanitari alla Nato e all'Unione Europea. La vita in città fino a quel momento era modesta e serena. Tutti si conoscevano e ogni lotto di terreno aveva una casa di uno o due piani. Il quartiere Lower Ninth Ward è considerato il ground zero dell'uragano, la zona più devastata di quel drammatico giorno di fine agosto. Molte persone per scampare alla furia dell’acqua si ripararono sul punto più alto del ponte Canal Bridge, l'unica parte non sommersa dall'acqua. L’uragano accese i riflettori del mondo su una città afflitta da disuguaglianze, in cui soprattutto i poveri di colore non avevano un buon lavoro, un alloggio decente e neppure un'assistenza sanitaria. Dai giorni neri di Katrina, molto è stato fatto. Gli argini sono stati rafforzati e sono state ricostruite strade, scuole, ponti, interi quartieri e varie infrastrutture tra cui il Dome, simbolo dell'emergenza. New Orleans è tornata a essere la capitale del jazz, e per la qualità della vita e i prezzi più contenuti, in molti oggi la preferiscono a città come New York e la scelgono per vivere. Ma ci sono ancora costruzioni che mostrano i segni del devastante passaggio dell’uragano, edifici abbandonati da famiglie che non hanno potuto fare più ritorno, e lapidi in ricordo delle vittime. Nasce oggi Mary Shelley nata il 30 agosto 1797 a Somers Town, Londra. Celebre scrittrice e filosofa britannica, era figlia della filosofa e antesignana del femminismo Mary Wollstonecraft e di un politico. Come una sorta di sfida col lo scrittore e medico Polidori e il marito Lor Byron concepì e scrisse Frankenstein nel 1816, l’anno senza estate. Ha scritto: “È più felice quell’uomo che crede che la sua città natia sia il mondo intero, di quello che aspira a divenire più grande di quanto la sua natura gli consenta”.
Maurizio Costanzo