Isola del Giglio (Grosseto), 9 luglio 2023 – Spiagge , scogliere, fondali mozzafiato, sentieri, tradizioni popolari, buona cucina. Sembra l’Isola che non c’è, un posto ideale e immaginario. E invece c’è, si trova al largo della costa maremmana ed è l’Isola del Giglio.
Un piccolo paradiso tra terra e mare, che quest’anno ha aperto la stagione turistica con le Cinque vele blu di Legambiente e il riconoscimento ottenuto come Best Tourism Villages per la sostenibilità, che inserisce il comune in una prestigiosa rete di destinazioni vacanziere.
Le strutture ricettive non hanno ancora registrato il pienone, che come ogni anno arriverà puntuale in agosto, per cui c’è ancora spazio per prenotarsi qualche giorno last-minute e andare a godersi un territorio che riunisce in modo davvero straordinario opportunità di svago così diverse in uno spazio così piccolo, che conta poco più di venti chilometri quadrati di superficie complessiva.
Perché ci sono le spiagge, come le Cannelle o il Campese, quattro in tutto, con servizi e tutto il resto, ma ci sono anche le calette minori, come quella dell’Allume, che sono raggiungibili magari in barca, con piccole spiagge da dieci metri o poco più, decisamente più intime, che si aprono più o meno lungo tutto il profilo dell’isola.
C’è ovviamente la possibilità di esplorare i meravigliosi fondali, avvalendosi magari di uno dei diversi servizi di diving offerti sull’isola, oppure di dedicarsi al trekking, lungo i settanta chilometri di sentieri che coprono il territorio in ogni direzione, percorrendo una deliziosa macchia mediterranea di lecci e sughere che si apre a panorami e scorci non meno suggestivi di quelli sottomarini. Sono tipi di turismo differenti, per stagioni diverse e quindi modi alternativi di vivere un ambiente naturale davvero strepitoso.
" Qua al Giglio – racconta il sindaco Sergio Ortelli, al suo terzo mandato – si incontrano almeno tre identità diverse. Quella del Porto, quella del Castello e quella del Campese. E non è un caso che ognuno di questi piccoli centri abbia, per esempio, un proprio patrono".
Sono San Lorenzo (10 agosto) per il Porto, San Rocco (16 agosto) per il Campese e San Mamiliano (15 settembre) per il Castello: tre ricorrenze che portano con sé celebrazioni e tradizioni diverse, dal Palio marinaro del Porto alla festa delle cantine del Castello, dove è possibile degustare il tipico vino ansonico prodotto nei caratteristici terrazzamenti grazie ai quali le vigne si arrampicano in mezzo alle rocce. Dalle spiagge alle mura medievali del borgo, che si trova nella parte alta dell’isola, con la sua Rocca Aldobrandesca.
«È una vacanza per tutti – prosegue il primo cittadino – ma sicuramente è particolarmente adatta alle famiglie. Non abbiamo alberghi di lusso e non c’è una movida di locali notturni, ma un ambiente tranquillo legato soprattutto alle bellezze naturali. È la nostra identità. In questi anni abbiamo lavorato sodo per rafforzare l’offerta legata alla sentieristica da una parte e dall’altra per restituire ai nostri fondali il loro aspetto che avevano prima del disastro della Concordia, di cui non è rimasto niente. E questo impegno ci sta premiando. Del resto la Concordia non ha portato nulla, se non tanto dolore. Il turismo l’abbiamo rimesso in piedi noi come comunità e come Amministrazione".
Un aspetto invece da migliorare? "Senza dubbio – conclude Ortelli – quello legato alla portualità. Sia per il Porto che per il Campese. I nostri piani urbanistici stanno tardando e questo crea problemi, ma l’anno prossimo gli strumenti di pianificazione saranno attivi e potranno regolamentare il mercato del diporto. Offrendo collegamenti migliori e opportunità di crescita".
Riccardo Bruni