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Variante indiana, l'infettivologo Menichetti: "Occorre indagare meglio"

Il primario di Malattie infettive all'ospedale di Pisa: "350 casi nel mondo"

Il professor Francesco Menichetti

Firenze, 12 marzo 2021 - "In questo momento non dobbiamo correre dietro ai 'fantasmi' delle varianti, il caso di quella 'indiana' scoperto a Firenze non deve farci andare nel panico. Non è come la brasiliana, anche se ha una mutazione (N440K) collocata in una posizione che va studiata". Lo spiega Francesco Menichetti, primario di Malattie infettive all'ospedale di Pisa. "Ad oggi in letteratura scientifica sono stati segnalati 350 casi nel mondo per questa variante - precisa il virologo - la mutazione che caratterizza questa variante è collocata nella sequenza di aminoacidi che riguarda il dominio legante recettore, in una posizione molto delicata che può potenzialmente alterare la proteina 'spike'. Quando si altera questa conformazione l'efficaca dei vaccini può ridursi. Ma occorre indagare meglio". Secondo Menichetti, "sulle varianti dobbiamo capire che non serve portarle alla ribalta per 5 minuti, ma passare da questo fenomeno mediatico a identificarle con un sistema serio di monitoraggio sistematico". Il processo di conoscenza delle varianti "è fondamentale per modificare i vaccini a mRna, già Moderna ha annunciato una nuova versione del suo vaccino".