MICHELE NUCCI
Cronaca

Covid, lo strano caso della variante umbra. L’ipotesi di creare delle mini zone rosse

Picco di positivi nelle ultime due settimane, scatta il sequenziamento del virus per verificare che non ne circoli una nuova formula

Davanti all’ospedale di Perugia è ancora operativo l’ospedale militare per curare i malati

Perugia, 29 gennaio 2021 - Non ci sono soltanto le varianti del Covid-19 che provengono dalla Gran Bretagna, dal Brasile o dal Sudafrica. E’ infatti possibile che l’alto tasso di contagiosità che si registra da ormai due settimane in provincia di Perugia, possa essere dovuto a una "variante umbra". E per questo la Regione e l’Università del capoluogo hanno deciso di sequenziare il virus di alcuni soggetti positivi, per scoprire l’eventuale esistenza di un gene "autoctono", responsabile della rapida diffusione del Sars-Cov 2 negli ultimi 15 giorni in Umbria. Una diffusione così elevata al punto che si ipotizza anche la creazione di mini-zone rosse. "Tra le cause della crescita dei contagi nei territori del Perugino, Marscianese e del Trasimeno non viene esclusa la possibilità di una "variante locale – spiega il commissario per il Covid in Umbria, Massimo D’Angelo. Abbiamo inviato alcuni tamponi positivi all’Istituto superiore di sanità per sequenziare il virus, ma i tempi di questo protocollo nazionale sono lunghi. Noi riteniamo che il sequenziamento debba avvenire prima possibile proprio per avere un’informazione per l’azione, uno strumento per limitare la diffusione. Pertanto abbiamo deciso di fare un sequenziamento a livello regionale nei prossimi giorni". E per D’Angelo l’istituto che "è più abilitato a queste valutazioni" è l’Università con la quale, ha concluso il commissario, la Regione sta procedendo per una serie di valutazioni al fine di definire il percorso da seguire".

Il nodo è rappresentanto proprio dall’elevata incidenza dei casi Covid ogni 100 mila abitanti che è il dato al momento sotto maggiore osservazione da parte dell’Istituto superiore di sanità (più dell’Rt che è comunque di 1,16) per monitorare l’andamento della pandemia. A preoccupare, come detto, è soprattutto il Perugino. Le province di Perugia e Terni - da quanto emerge dal nuovo rapporto settimanale del Nucleo epidemiologico regionale - avevano un andamento molto simile fino alla fine di dicembre (dato all’incirca comune, intorno a 144 casi) per poi cambiare, decrescendo per Terni e salendo per Perugia fino ad arrivare alla situazione attuale. Così, nella settimana dal 18 al 24 gennaio, la provincia di Terni ha una incidenza di nuovi casi per 100 mila abitanti bassa (69,81), mentre in quella di Perugia l’incidenza è nettamente più alta (234,11), con il capoluogo che è oltre i 350, comuni dell’hinterland come Deruta a quota 741 e la a media umbra pari a 191,92. Ecco perché la Regione sta pensando a mini-zone rosse "con interventi puntuali e localizzati in alcune aree – conclude l’assessore regionale alla sanità, Luca Coletto – per non costringere tutta la regione a rischiare l’inserimento nella zona rossa".