Firenze, 16 giugno 2021 - In Italia la circolazione della variante Delta (precedentemente denominata indiana) è al momento relativamente limitata. Nell’ultimo rapporto dell’Istituto superiore di sanità la sua incidenza nella popolazione risulta stimata sotto l’1%, tuttavia cresce l’apprensione per i nuovi casi che spuntano come funghi in varie parti d’Italia, e si teme che la sindrome possa dilagare come avvenuto nel Regno Unito, soppiantando la variante inglese, con tutte le conseguenze del caso.
QUANTO È CONTAGIOSA LA VARIANTE DELTA?
Per dare un’idea, nel Regno Unito la variante Delta ha determinato un incremento dei contagi del 79% nell’arco dell’ultima settimana, con 278 nuovi ricoveri ospedalieri in condizioni gravi, in una nazione dove il 75% degli adulti ha già ricevuto la prima dose di vaccino e oltre 28 milioni di abitanti anche la seconda. In Italia gli ultimi casi sono stati segnalati in Lombardia e Sardegna. Sono 81 i casi di variante Delta finora rilevati in Lombardia, due ad aprile, 70 a maggio e 9 al 14 giugno. In Sardegna i casi segnalati sono 12. Anche in Alto Adige una persona è stata infettata dalla variante Delta del virus e si trova in terapia intensiva.
QUANTO E' VELOCE?
L’indice di trasmissibilità della mutazione Delta è sei volte superiore alla media, e raddoppia il rischio di ospedalizzazione rispetto alla variante Alfa (la mutazione inglese) nelle persone prive di anticorpi neutralizzanti specifici, cioè ancora da vaccinare e che non hanno mai contratto il Covid. La variante indiana è già presente in 74 nazioni in tutto il mondo ed è dominante in Scozia, oltre a essere responsabile del nuovo aumento di casi in Gran Bretagna, mentre in Francia è segnalata dal 2-4% dei tamponi esaminati, l’equivalente di 50-150 nuovi casi al giorno.
QUANTO È GRAVE?
«Mal di testa, tosse e naso che cola, i sintomi nei giovani sono più simili a un brutto raffreddore», ha affermato Tim Spector, epidemiologo al King’s College di Londra. Secondo il medico, i classici sintomi dell’infezione da Sars-CoV-2, la febbre e la perdita dell’olfatto e del gusto, sembrano meno diffusi, ecco perché potrebbe farsi strada tra gli adolescenti. Nei casi gravi, nella popolazione adulta che ancora attende il vaccino, il decorso è più rapido, più severo, rispetto alla variante inglese.
I VACCINI FUNZIONANO SULLE VARIANTI?
Un articolo uscito su ’The Lancet’ asserisce che sì, con la doppia dose di vaccino, sulla base dei dati raccolti, sia AstraZeneca sia Pfizer coprono bene anche la variante Delta. Con la variante indiana e la doppia dose la protezione dal rischio decessi è al 100%, vale a dire c’è ugualmente una possibilità remota di contagio lieve, riusciamo comunque a evitare l’ospedalizzazione. Dati inglesi mostrano che due dosi di vaccino AstraZeneca sono arrivati a prevenire fino al 92% dei ricoveri in ospedale per variante Delta, con zero decessi tra i vaccinati. Senza dubbio, ha avvertito Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza delle Regioni, «sulla variante indiana è necessario avere la giusta attenzione e precauzioni: i primi studi dalla Gran Bretagna dimostrano che i vaccini sono molto efficaci nel prevenire le ospedalizzazioni, quindi l’aggravamento della malattia, ma allo stesso tempo sono meno efficaci per quanto riguarda la possibilità di contagiare altre persone».
CI SARANNO ALTRE VARIANTI?
La comparsa di nuove varianti è un’eventualità da tenere sempre in considerazione. «Gli anticorpi monoclonali finora approvati dall’Aifa sono stati messi a punto mesi fa, quando la circolazione prevalente del virus era di tipo diverso da quella attuale – ha riferito Claudio Zanon, Osservatorio Motore Sanità – per questo una particolare importanza riveste oggi lo sviluppo clinico di monoclonali di seconda generazione, che posseggano una maggiore attività contro le varianti». Gli antivirali sono un’opzione per tentare di bloccare l’infezione da Sars-Cov-2 nelle prime fasi e impedire la progressione nei soggetti a rischio di sviluppare un Covid grave.
QUANTE VARIANTI CI SONO?
Dopo l’esordio del virus Sars-Cov-2 a Wuhan, in Cina, abbiamo avuto la variante inglese, brasiliana, sudafricana, nigeriana, indiana, e un numero imprecisato di mutazioni minori, che non hanno preso piede. Per evitare di associare un valore negativo alle varianti, al connotato geografico si sta sostituendo ora una denominazione sulla base dell’alfabeto greco, siamo alla Delta.