Perugia, 12 febbraio 2021 - L’appello per avere 50mila vaccini in più in Umbria non è stato ancora raccolto a Roma. Il Governo uscente non ha fornito alcuna risposta e sembra che si attenderà l’insediamento di Mario Draghi. E mentre oggi partono le prenotazioni per vaccinare gli 80enni umbri, l’assessore alla Sanità Luca Coletto ribadisce che "le dosi sono troppo poche per noi".
Qualche speranza invece per l’invio di sanitari, vista l’emergenza negli ospedali causata dalle varianti al Covid: nell’ordinanza del Capo del Dipartimento della Protezione civile, Angelo Borrelli, il bando prevede l’arruolamento di 97 medici, di cui 52 specializzati in anestesia e rianimazione e 45 in malattie infettive, dell’apparato respiratorio e medicina interna, 24 medici per le Usca, ma iscritti agli ordini professionali, 287 infermieri e 88 operatori socio-sanitari. Qui la risposta si avrà nel giro di 3-5 giorni con un incentivo a chi si recherà in Umbria, di mille euro rispetto al normale stipendio.
La situazione però in quasi tutta la regione resta di piena emergenza e nella giornata di venerdì l'Istituto superiore di sanità ha inserito l'Umbria (così come la provincia autonoma di Bolzano) nella fascia "ad alto rischio".
In Umbria ora ci sono anche 98 casi di positività al Covid dopo avere ricevuto la seconda dose di vaccino (41 operatori e 57 ospiti di strutture). Tra questi 67 sono risultati infetti entro sette giorni dall’inoculazione e 31 l’ottavo e il 14esimo giorno. Il sospetto è che abbiano contratto la variante brasiliana del virus e per questo gli esiti dei tamponi verranno inviati all’Istituto superiore di sanità.
"La capacità protettiva del vaccino - ha spiegato il direttore alla Sanità umbra, Claudio Dario - cresce progressivamente tra la prima e la seconda dose, arrivando al 95 per cento dichiarato da Pfizer tra una settimana e dieci giorni dopo la seconda dose. Quindi i dati significativi sono quelli dopo l’ottavo giorno. Parliamo di 31 soggetti infettati rispetto a 13.620 persone che sono giunte alla seconda dose". Riguardo ai casi di reinfezione, in Umbria sono stati riscontrati 42 casi su 39.827 positivi al Covid dall’inizio della pandemia. E anche qui si potrebbe trattare di varianti inglese o brasiliana. Intanto però l’assessore Coletto non esclude "che l’Umbria possa diventare per intero zona rossa".
Al momento infatti di rosso c’è la provincia di Perugia e sei comuni del ternano, ma l’incidenza del contagio cresce anche nella parte meridionale della regione. "Se dovremo fare ulteriori restrizioni lo dirà il comitato tecnico" aggiunge Coletto. "Se mettere anche altre aree in zona rossa significa salvare delle vite dall’infezione perché no" aggiunge l’assessore. "Di politico in questo caso come scelta c’è poco – sottolinea –, vanno fatte solo delle valutazioni tecniche".
Il Nucleo epidemiologico umbro ha poi evidenziato che al momento "sono più le persone che si ammalano di quelle che guariscono e quindi c’è un andamento in salita piuttosto lineare per gli attualmente positivi". C’è poi "un andamento diverso dei ricoveri sia ordinari che di terapia intensiva rispetto all’ondata precedente, visto che ora – osserva Mauro Cristofori, componente del Nucleo umbro – si toccano picchi abbastanza elevati, più alti di quando c’erano il doppio dei casi di ora". Per il Nucleo epidemiologico questo sta ad indicare che "c’è qualcosa di più aggressivo, anche se avere dei cluster ospedalieri potrebbe inquinare il dato".
Da registrare infine la ’rivolta’ di un gruppo di oltre 60 ultranovantenni umbri, esclusi dalla prima fase delle vaccinazioni. In una lettera inviata ai vertici della sanità regionale e al ministro Speranza protestano: "Una scelta incomprensibile".