Firenze, 23 giugno 2020 - La costellazione degli intermediari dell’innovazione Continua il nostro percorso, con l’aggiunta di qualche dato, veleggiando tra startup, incubatori, acceleratori e tutte quelle strutture che dovrebbero facilitare la crescita delle idee più promettenti e innovative del nostro territorio. Come già evidenziato insieme a Monica Pieraccini sulle pagine de La Nazione di qualche giorno fa, in Toscana abbiamo un solo incubatore certificato nel registro nazionale istituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico.
Sintetizzo in questo articolo i requisiti necessari per la certificazione, poi come sempre rimando ad un link per gli approfondimenti.
Per essere riconosciuti come Incubatore certificato è necessario: disporre di strutture immobiliari adeguate ad accogliere i team di lavoro; avere infrastrutture tecnologiche e digitali per sviluppo e la prototipazione; essere amministrato e gestito da persone di comprovata competenza nel supporto all’innovazione; avere rapporti stabili e continuativi con centri di ricerca e università. In Toscana come detto ne abbiamo uno solo certificato con sede a Firenze, ed è Nana Bianca, mentre in Lombardia ce ne sono 8.
La Regione ha istituito, inoltre, una rete regionale degli incubatori dove sono elencate altre 11 strutture. Provando ad andare maggiormente in profondità, troviamo sul web moltissime altre realtà che supportano - con organizzazioni più o meno complesse - le startup, la nascita di aziende innovative le imprese di innovazione in campo sociale. Incubatori settoriali, servizi di pre-incubazione, percorsi di accelerazione, supporto all’imprenditoria, supporto all'imprenditoria giovanile…..temo di poter continuare a lungo. Siamo quindi di fronte ad una costellazione di organizzazioni a supporto dell'innovazione molto frammentata e poco performante. Basta osservare i dati delle startup in Toscana per averne la percezione, percezione che diventa preoccupazione se dovessero avverarsi le previsioni sulla produttività e la tenuta economica della nostra regione. Risulta, perciò, evidente la necessità di costruire una cultura digitale concreta e strutturata (tanto nel settore privato quanto in quello pubblico), di attrarre investimenti privati e veicolare risorse pubbliche su poche, solide iniziative fortemente innovative per cambiare il vento del nostro territorio. Buon San Giovanni, anche senza fochi!