Firenze, 28 maggio 2024 - Calabrone dalle zampe gialle. È chiamata comunemente così la vespa velutina che, a dispetto del nome, che ispirerebbe quasi simpatia, è invece una specie aliena invasiva che rappresenta una seria minaccia per la biodiversità e l’ecosistema locale. “E’ arrivata dal sud-est asiatico in Europa nel 2004, nel sud-ovest della Francia, probabilmente insieme ad una partita di vasellame per bonsai. Da lì è iniziata l’invasione. Purtroppo, ha trovato condizioni favorevoli e si è diffusa sul territorio europeo.
Per la Toscana, la prima segnalazione risale al 2017 nel comune di Pietrasanta”. A parlare è Federico Cappa, ricercatore del dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze, che studia la vespa velutina insieme alla professoressa Rita Cervo. Il team collabora con colleghi dell’Unicersità di Pisa e del CREA di Bologna e da diversi anni concentra la sua attenzione su questo calabrone alieno invasivo.
Tanto per dare un’idea della sua diffusione sul territorio toscano, Cappa fa sapere che “dallo scorso autunno fino all’inizio di questo anno nella nostra regione sono stati segnalati oltre 400 nidi”. Più della metà sono stati per fortuna neutralizzati, grazie all’impegno dei volontari delle associazioni apistiche. Al momento, le “province più infestate sono quelle di Massa, Lucca, Pisa e Livorno”.
Era la fine del 2023 quando fu trovato il primo nido in provincia di Firenze, al Bargino. E sempre in quella zona sono stati recentemente trovati apiari in cui è stata confermata la presenza di vespa velutina. A novembre 2023 la specie è stata segnalata anche a Grosseto, dove però, al momento, non è stato trovato alcun nido.
Che ciclo vitale ha questa specie invasiva?
“La vespa velutina è una specie che vive in colonie che vengono fondate da una regina in primavera e che vanno avanti fino all’inverno successivo. Nel corso di questo ciclo, la regina produce prima le operaie. La colonia poi si accresce durante la stagione estiva, raggiungendo anche qualche migliaio di individui. In autunno, ecco che vengono prodotti i maschi e le future regine. Dopo l’accoppiamento, le regine vanno in ibernazione, mentre i maschi e le operaie muoiono con l’arrivo dell’inverno. Quando le regine a primavera si risvegliano, ricomincia il ciclo. Pensate che una singola colonia di velutina può produrre circa 300 nuove regine. Si stima che da una colonia potrebbero l’anno successivo esser prodotti almeno una ventina di nuovi nidi”.
Quanto è grande?
“E’ più piccola del calabrone europeo. Possiamo dire che sia intorno ai 3 centimetri. Ha un corpo scuro, col torace quasi nero e una banda arancione nei segmenti finali dell’addome. Anche il capo è arancione. Il suo tratto distintivo sono le zampe di colore giallo”.
È pericolosa perchè attacca le api.
“È un predatore specializzato nell’ape da miele. Le colonie di vespa velutina tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno ha bisogno di molto cibo proteico per nutrire le proprie larve. Va dunque negli apiari dove può predare un elevato numero di api. In base agli studi, sembra che un singolo nido di velutina, dalla primavera fino all’autunno, possa consumare oltre 11 chili di biomassa di insetti, in gran parte api. Insomma, migliaia di insetti benefici rischiano ogni anno di finire preda della velutina, che dunque rappresenta un forte rischio di impoverimento della biodiversità nativa”.
C’è poi il rischio per le persone…
“Certo. È anche un problema di salute pubblica. Spesso la vespa velutina nidifica in prossimità degli ambienti urbani. Numerosi nidi sono stati ritrovati in provincia di Massa, capoluogo incluso. La velutina ama nidificare tra la chioma degli alberi, soprattutto quelli alti, ma anche sulle facciate dei palazzi, sotto tettoie, grondaie, balconi. Non disdegna neanche i pali della luce. È degno di nota che i nidi nel periodo autunnale possano raggiungere quasi il metro di diametro”.
Cosa fare se si avvista questo predatore naturale?
“Fondamentale evitare il fai da te. Bisogna subito segnalare la presenza sul sito www.stopvelutina.it all’indirizzo email [email protected], possibilmente inviando anche delle foto”.
La Regione Toscana è in prima linea su questo versante.
“Sì. Dal 2023 e fino al 2025 prosegue il finanziamento di un progetto regionale sul monitoraggio e la gestione di vespa velutina in Toscana. Il progetto coinvolge le Università di Firenze e Pisa e le tre associazioni regionali Toscana Miele, Arpat e AAPT. La rete di monitoraggio conta oltre 300 postazioni e tramite il progetto sono state formate squadre di ‘neutralizzatori’ di nidi di vespa velutina pronti a raccogliere le segnalazioni e ad intervenire”.
Cosa fare in caso di puntura?
“Rivolgersi in farmacia o al proprio medico in caso di reazioni locali di lieve entità. Se poi ci fosse una reazione generalizzata, chiamare subito il medico e andare al pronto soccorso. Le punture, nei casi peggiori, possono evolvere in shock anafilattico. Non esistono purtroppo repellenti specifici”.