Lucca, 3 settembre 2016 - Una donna bruciata viva dal suo ex, lo smarrimento della città per una tragedia inaudita, ma anche la mobilitazione spontanea di centinaia e centinaia di cittadini che nei giorni successivi hanno voluto dimostrare sia affetto e vicinanza alla famiglia, sia gridare no alla barbarie dei femminicidi, prendendo parte a manifestazioni che hanno cercato di scuotere le coscienze. Ad un mese esatto dal delitto, ieri a Lucca si è tenuto un vertice organizzato da istituzioni civili e religiose, forze dell’ordine, Asl, istituti scolastici, amministratori locali e regionali, per presentare le iniziative messe in campo per il contrasto alla violenza di genere che verranno realizzate da ora fino all’autunno 2017.
Ospite di spicco il capo della Polizia Franco Gabrielli, che nell’occasione ha presentato il progetto «Questo non è amore», che ha lo scopo di rafforzare la fiducia delle donne che subiscono atti così vili e sostenerle nel doloroso percorso di denuncia. Eppure non tutto fila come dovrebbe. L’associazione lucchese «La Luna», all’indomani del tragico evento, aveva denunciato il mancato sostegno degli enti per sviluppare la propria attività per la prevenzione della violenza.
E subito i politici si erano prodigati nell’assicurare impegno e mezzi. Un mese dopo, si scopre dunque che alle parole non sono ancora seguiti i fatti. «Niente, ancora una volta riscontro che a quel profluvio di buone intenzioni dichiarate dopo la terribile morte di Vania, non è seguita nessuna azione concreta – ha sottolineato la presidente Daniela Caselli –. A volte anche piccole cose farebbero la differenza, come proficue sinergie tra uffici, o azioni coordinate tra i Comuni. Le idee le abbiamo, ma dall’altra parte troviamo muri». Il tempo per rimediare c’è: ma l’importante è che alle parole seguano i fatti.