Ilaria Ulivelli
Cronaca

Ancora violenze in ospedale. Vertice con le prefetture e summit in commissione sanità

Il Pd a Prato vuole il ripristino del posto fisso di polizia. In Regione il 4 settembre audizione dei sindacati. Anastasio (Anaao): “Serve un intervento deciso”. Gulino (Ordine psicologi) chiede risposte

MEDICI REPERTORIO

Medici (foto di repertorio)

Firenze, 19 agosto 2024 – L’elenco delle violenze ai professionisti del mondo sanitario. Insulti, minacce, botte. Quando la situazione non degenera con conseguenze estreme. Più che un segnale del disagio ormai diffuso, un allarme che la politica non può ignorare. A giudicare dall’escalation del fenomeno a poco sono servite la legge nazionale antiviolenza entrata in vigore quattro anni fa a tutela dei professionisti sanitari e sociosanitari e le delibere regionali di prevenzione. Che fine hanno fatto i protocolli operativi con le forze di polizia che per legge devono garantire interventi tempestivi?

Dopo la notte ad alta tensione al pronto soccorso a Prato, scatenata da un trentenne alterato denunciato per resistenza a pubblico ufficiale, anche il Pd, oltre ai sindacati, ha chiesto che venga ripristinato il posto fisso di polizia (ma il personale anche da quelle parti scarseggia). I vigilantes nelle strutture sanitarie si possono muovere sino a un certo punto, poi sono costretti a chiedere l’intervento delle forze dell’ordine. Sabato lo stesso copione è andato in scena alla psichiatria del San Giuseppe di Empoli, un uomo ha scatenato il far west in reparto.

Guai assuefarsi. Guai non denunciare. Ma, al netto dei casi psichiatrici – in particolare i pronto soccorso sono diventati luoghi di frontiera – il problema sembra prendere una china pericolosa. In questa deriva, la politica deve dare un segnale. La gente è sempre più sofferente e insofferente, il rispetto che dovrebbe essere alla base di ogni relazione umana (medico-paziente inclusa), sempre più spesso viene meno. In questa situazione – in cui il sistema sanitario è in debito di ossigeno per mancanza di professionisti – gli attriti si acuiscono. Anche molti cittadini esasperati per le attese finiscono per reagire, sbagliando, contro chi prova a farsi in quattro per rispondere alla crescente domanda di salute. Un altro aspetto da considerare, che spesso non emerge, è il burnout degli operatori sanitari “che purtroppo talvolta contribuisce a sollecitare certe forme di aggressività perché inconsciamente, e soprattutto nella comunicazione non verbale, fa trasparire una qualche insofferenza nei confronti dei familiari”, spiega il segretario toscano del sindacato dei medici ospedalieri Anaao, Gerardo Anastasio.

Qualcosa si muove? Il 4 settembre ci sarà un’audizione dei sindacati dei medici in commissione regionale sanità: un passaggio voluto dal presidente Enrico Sostegni (Pd) al fine di verificare lo stato di attuazione nelle diverse aziende sanitarie di quanto previsto dalla legge e dalle delibere regionali in tema di prevenzione del fenomeno.

E il 23 agosto il sindacato Anaao, con il presidente dell’Ordine dei medici di Firenze, Pietro Dattolo, avrà un incontro in Prefettura a Firenze (che a sua volta si relazionerà con le altre prefetture toscane) allo scopo di implementare i protocolli d’intervento delle forze dell’ordine in caso di aggressione.

“In una società sempre più violenta, odiatrice e aggressiva, la sanità non può essere esente – chiosa Gerardo Anastasio – Da considerare tre aspetti fondamentali: cultura, comunicazione e informazioni”. Il substrato scatenante si basa su errate convinzioni, anche alimentate dai social: “che il paziente non possa aspettare, che debba sapere cosa deve fare il medico e che il medico non possa sbagliare mai. La carenza di personale che causa lunghe attese sicuramente è tra le micce”.

I reparti di psichiatria sono tra i luoghi più a rischio. “Gestire e garantire la salute mentale è diventato ogni giorno più difficile – dice la presidente dell’Ordine degli psicologi della Toscana, Maria Antonietta Gulino – Rinforzare il personale sanitario è una strada necessaria, così come mettere la salute mentale dei cittadini al centro delle politiche regionali e governative per fronteggiare le emergenze”. “Le istituzioni devono poter legiferare a tutela dei sanitari, predisponendo investimenti sulla salute mentale, diversamente è abbastanza plausibile pensare che le violenze non cesseranno. Al di là di patologie gravi, i comportamenti aggressivi sembrano richiamare questo tipo di attenzione: ’occupatevi di me, non ce la faccio’”. La politica, dunque, scenda in campo. Prima che la situazione finisca per scappare definitivamente di mano.