Bronchiolite, numeri preoccupanti. “Prevenire è un dovere, tenerla lontana dai lattanti”

Il 60% dei neonati è a rischio. Da ottobre in Toscana partono le somministrazioni degli anticorpi monoclonali per i nati dal 1° aprile 2024

Bambino in pediatria (foto d'archivio)

Bambino in pediatria (foto d'archivio)

Firenze, 29 luglio 2024 –  “La bronchiolite fa paura, prevenire è un dovere. Il virus Respiratorio Sincinziale (RSV) lascia il segno, non deve entrare in contatto con i nostri lattanti", queste le parole di Giuseppe Di Mauro, presidente della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS), che torna a sensibilizzare famiglie e istituzioni sul virus che colpisce tanti neonati e rappresenta un pericolo per la loro crescita. 

Ma come agisce questo virus? "L'RSV fu scoperto a Napoli circa 50 anni fa- ci dice Di Mauro- veniva chiamato il 'male oscuro' perché si connotava come un'infezione virale respiratoria polmonare non ancora isolata. È un virus abbastanza recente, caratterizzato da un'attività interstiziale che agisce proprio come il Covid. Per questo motivo l'RSV deve essere prevenuto, poiché una volta entrato in contatto con un bambino può causare delle complicazioni anche a distanza di tempo dall'episodio acuto, proprio come accade con tutti gli esiti post-Covid".

Chi sono i soggetti più a rischio di contrarre l'RSV? "La bronchiolite è tipica dei primi mesi di vita, ma può essere contratta nei primi due anni di vita del bambino. Il 60% dei lattanti è a rischio contagio. Se prendiamo come riferimento il 2024, su 400mila nati circa 80mila bambini hanno richiesto assistenza medica ambulatoriale, circa 16mila sono stati ricoverati e 16 sono stati i decessi solo nei primi sei mesi di quest'anno. Non sono pochi casi per una infezione virale, in un solo anno, è un rischio che non possiamo accettare". Le stagioni in cui è più facile contrarre l'RSV sono autunno, inverno e primavera: "in questi periodi proliferano sia i virus gastrointestinali che respiratori. Bisogna fare attenzione", precisa il pediatra.

Come si riconosce l'RSV e quando un genitore deve preoccuparsi? "Esistono dei test rapidi che si possono fare per individuare il Virus Respiratorio Sincinziale, ma è di fondamentale importanza la diagnosi clinica. Finché il bambino/lattante riesce ad alimentarsi e ad interagire bene con i genitori- sottolinea il presidente della SIPPS- questi, sempre in contatto con il loro pediatra di famiglia, potranno tenere sotto controllo l'evoluzione delle condizioni di salute del figlio. Se invece l'equilibrio del piccolo salta e le sue condizioni di salute si aggravano, anche a distanza di poche ore dalla visita dal pediatra, allora è meglio ricorrere a un ricovero. Ricordo che, con qualunque infezione, nei lattantini le condizioni cliniche possono peggiorare rapidamente".

Non esiste una terapia risolutiva. "Oltre a controllare l'idratazione, dare ossigeno al bambino, ci sono poche cose che si possono fare. Gli antibiotici non vanno somministrati- rimarca- nessun antibiotico al mondo può ammazzare o colpire un virus".

Fortunatamente esiste una prevenzione che agisce come un vaccino. "Da oltre sei anni vengono condotti studi e ricerche sugli anticorpi monoclonali- chiarisce Di Mauro- che sono uno strumento di prevenzione primaria. I pediatri di famiglia sono impegnati nell'informare i genitori che i loro figli vivono in una Regione che dà l'opportunità di proteggerli dall'RSV. Adesso abbiamo gli anticorpi monoclonali a lunga durata d'azione: grazie ad una sola iniezione l'anno, con costi accettabili, possiamo fare una prevenzione efficacissima che permette ai piccoli di non contrarre la malattia."

Quindi, tutti i nati del 2024 dovranno essere "vaccinati" il prossimo ottobre. Le Regioni si stanno attrezzando per la somministrazione di questi anticorpi monoclonali ma la situazione è ancora a macchia di leopardo: "da meno di un anno solo la Valle d'Aosta è riuscita a fare prevenzione nel 2023 (e lo ripeterà anche nella prossima stagione), ad ottobre 2024 ci riusciranno altre Regioni tra cui Veneto, Trento, Bolzano, Lombardia, Toscana, Sicilia e Campania, augurandomi che tutte le altre Regioni mancanti inizino la campagna di immunizzazione. Da presidente della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale, da pediatra di famiglia, da padre e da nonno, non vorrei che si determinasse una grande disuguaglianza in Italia nell'offrire quest'opportunità di prevenzione primaria, che non è un lusso. Si tratta di sicurezza del lattantino e della sua famiglia. La prevenzione è la migliore arma che abbiamo a disposizione per proteggere i nostri bambini da questo virus così pericoloso".

Oltre a tutti gli interventi medici di prevenzione, non dimentichiamo mai l'altro importante strumento di protezione: "l'allattamento al seno è un'arma fortissima di prevenzione primaria dalle infezioni respiratorie, gastrointestinali e dal sovrappeso", fa sapere il pediatra. In più, in estate, "mare, sole e aria aperta sono ottimi alleati- conclude Di Mauro- mentre in inverno bisogna lavare spesso le mani e usare le mascherine, soprattutto con i neonati e i nati pretermine".

La vaccinazione in Toscana

Per i nati fra il 1° aprile 2024 e il 31 marzo 2025 da ottobre sarà possibile sottoporsi a immunizzazione contro il virus respiratorio sinciziale.

L’offerta verrà garantita attraverso un percorso coordinato ed integrato che coinvolge i punti nascita, i pediatri di libera scelta e i Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende Asl. I bambini nati tra il 1° aprile 2024 e il 30 settembre 2024 saranno immunizzati presso l’ambulatorio del pediatra di famiglia entro il mese di ottobre. I bambini nati dal 1° ottobre 2024 al 31 marzo 2025 saranno, invece, immunizzati presso i punti nascita prima della dimissione ospedaliera. L’offerta sarà ulteriormente integrata dai centri vaccinali delle Asl.

La dottoressa Elena De Sanctis
La dottoressa Elena De Sanctis

"L'infezione nei più piccoli comporta il rischio di possibili complicanze a lungo termine, come il broncospasmo e l'asma, – spiega la dottoressa Elena De Sanctis, direttrice UOC Igiene e Sanità Pubblica Asl Tse Area Est. - Nel corso dell'ultima stagione fredda i ricoveri per virus sinciziale in Toscana sono stati circa 800: tra questi bambini 160 hanno avuto necessità di terapia intensiva. Non si tratta di un vaccino ma di un anticorpo monoclonale recentemente sviluppato, – prosegue la dottoressa De Sanctis, - che ha mostrato un’ottima efficacia riducendo di oltre l'80 per cento i ricoveri ospedalieri nei neonati”.

La dottoressa Letizia Magi e il dottor Marco Martini
La dottoressa Letizia Magi e il dottor Marco Martini

A somministrare la profilassi è il reparto di Neonatologia e Terapia intensiva neonatale diretto dalla dottoressa Letizia Magi da sempre impegnato nella prevenzione dell’iniezione da Virus Respiratorio Sinciziale, attraverso la realizzazione di una campagna di immunizzazione per i neonati a rischio, ovvero i nati pretermine o con gravi patologie. "L’analisi dei dati sulle infezioni gravi da VRS, – spiega al riguardo la dottoressa Letizia Magi responsabile UOSD Neonatologia e Terapia intensiva neonatale e della Rete di Neonatologia e patologia neonatale, - ha messo in evidenza come i neonati che hanno acquisito una infezione grave erano quelli senza fattori di rischio alla nascita, quindi non inclusi nella profilassi, ma che per varie cause più esposti al virus nei primi mesi di vita. Con la nuova campagna di profilassi potranno essere protetti tutti i neonati, non solo quelli con fattori di rischio, prevedendo una riduzione delle forme gravi di infezione superiore all’80%”.

"Il nuovo anticorpo monoclonale, – prosegue la dottoressa Magi, - con una sola somministrazione, è capace di prevenire le forme gravi di malattia per tutto il periodo dell’anno in cui il virus è più diffuso. La campagna di immunizzazione verrà realizzata nel punto nascita dai medici, infermiere e ostetriche del reparto di neonatologia. Gli operatori sono a disposizione di tutte le famiglie che vorranno ulteriori informazioni in merito alla nuova campagna di immunizzazione”.