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Il virus sinciziale è tornato. Il primario: “Come proteggere i bambini”

Parla Massimo Resti, primario di pediatria e direttore del Dipartimento Specialistico Interdisciplinare dell'AOU Meyer. “Tenere lontani i neonati dai grandi che hanno il raffreddore”

Bimbo in Pediatria

Bimbo in Pediatria

Firenze, 10 novembre 2023 - “Al Meyer abbiamo già avuto i primi due casi di sinciziale”. A parlare è Massimo Resti, primario di pediatria e direttore del Dipartimento Specialistico Interdisciplinare dell'AOU Meyer. “Generalmente il picco dei casi è tra dicembre e marzo - spiega il medico -. Nelle ultime due stagioni abbiamo assistito ad un anticipo di questi picchi. Ricordiamo che, dopo gli zero casi del 2020, dovuti naturalmente alle restrizioni della pandemia, nel 2021-2022 ci fu una impennata dei numeri: cinque volte tanto rispetto al passato. Ma non ci fu l’influenza. L’anno scorso, invece, i casi di sinciziale si sono sommati a quelli legati all’influenza”.

Massimo Resti, primario di pediatria e direttore del Dipartimento Specialistico Interdisciplinare dell'AOU Meyer
Massimo Resti, primario di pediatria e direttore del Dipartimento Specialistico Interdisciplinare dell'AOU Meyer

Quanti episodi avete registrato al Meyer nella passata stagione 2022-2023?

“Nella stagione passata al Meyer abbiamo avuto più di 450 casi. Ovviamente, non tutti i piccoli sono stati ricoverati”.

Di che virus si tratta?

“E’ molto impegnativo e complicato, la seconda causa di morte nel mondo, dopo la malaria. Sotto i tre mesi, i casi di bronchioli necessitano spesso di ospedalizzazione. Guardando ai dati, vediamo che il 40-45% dei ricoveri per bronchiolite sono dovuti al respiratorio sinciziale. Il 100% dei bambini nei primi 2 anni di vita si infetta, il 20% va dal medico e il 4% si ricovera. Di questi, l’1% va in rianimazione”.

Nel nostro Paese si muore per sinciziale?

“Da noi per fortuna è un bel po’ che non succede. Ma capita, purtroppo. Succede là dove non si arriva in tempo, nelle situazioni di maggior fragilità e là dove i posti di terapia intensiva pediatrica sono tutti pieni. Pensi che ce ne sono solo 202 in tutt’Italia”.

Non c’è una cura?

“L’unica cura è l’ossigeno. C’è un anticorpo monoclonale, che da anni si utilizza con iniezioni mensili nel periodo della presenza del virus per la prevenzione dell'infezione nei bambini più fragili. A questo proposito la vera novità è la messa a punto di un nuovo anticorpo monoclonale che per la sua azione di prevenzione necessita di una sola somministrazione. Questo ha consentito di abbattere i costi e di prevederne l'utilizzo per tutti i bambini nati nel primo anno di vita. l'Ema , l'Aifa ne hanno approvato l'utilizzo e speriamo che nella prossima stagione sia a disposizione. A quel punto cambierà la storia naturale di questa malattia.Speravamo di averlo già in questa stagione, ma non è stato possibile”.

Un consiglio per i genitori con bimbi neonati?

“Intanto, di tenerli lontani dai fratelli e dagli adulti raffreddati. Poi, quando vedono che il piccolo fa fatica a respirare va subito chiamato il medico. Se poi il neonato smette di mangiare e respira a fatica allora è bene venire in ospedale”.