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Vittorio Emanuele Parsi: "Difendere la democrazia a ogni costo"

Festa di "Luce!", il politologo affronta il tema della guerra

Vittorio Emanuele Parsi

Vittorio Emanuele Parsi

Firenze, 26 novembre 2022 - Sul palco, intervistato dalla direttrice Agnese Pini il politologo Vittorio Emanuele Parsi.

“Dei tanti temi di cui parlavo all’inizio – dice Pini - abbiamo iniziato parlando di come costruire il futuro. Eppure al tempo stesso siamo con i piedi calati nella realtà, in una serie di emergenze gravissime, a cominciare dalla guerra di Ucraina iniziata il 24 febbraio scorso che ha portato la guerra nel cuore dell’Europa Cosa significa dunque per noi vivere l’esperienza della guerra con modalità destinate a un passato lontano?”.Parsi: “È stato possibile perché la guerra ha interrotto il futuro e ci ha ricacciati in un passato da cui eravamo usciti attraverso il duro lavoro di politica e istituzioni. Il 900 è stato definito il secolo in cui l’Europa si è suicidata. Invece l’Europa in quel secolo è risorta. Si è trasformata in tanti paesi europei, in economia di mercato, in società aperta. Questo ha cambiato il quadro. Pensiamo a Francia e Germania che oggi sono più vicini tra di loro o all’Italia e all’Austria un tempo in conflitto. Con la guerra di oggi qualcuno ha violato tutti gli accordi sottoscritti. Raramente si è visto cercare di riprodurre lo sterminio di un popolo aggredendolo e lasciandolo al freddo.”

Perché facciamo così fatica a costruire la pace?

“Intanto c’è un fraintendimento. Spesso sentiamo dire che le guerre le fanno i governi. Invece qui stiamo parlando di un governo che usa la sua forza militare per attaccare un popolo. Deve cessare l’aggressione per fare la pace. L’opinione pubblica europea non conosce guerra da tre generazioni e ha lavorato sull’allargamento dell’area della democrazia come presupposto della pace. Ma non ci siamo detti che la capacità di questa espansione conosce dei limiti e sfugge a tattiche costruite in questi anni. Ciò che non capiamo è che se la Russia avrà la leadership nel sistema non c’è una ragione al mondo perché debba mantenere quelle istituzioni centrali costruite fino ad ora”.

“Eppure si percepisce in giro una certa nostalgia verso le autocrazie che vengono spesso guardate come modelli politici. Come mai?”

“A volte sembra che la democrazia può essere lenta nelle sue procedure. Pensiamo a Trump che è stato mandato a casa perché stava sbagliando. C’è voluto tempo ma poi ci sono riusciti. In Cina invece non si riesce a fare la stessa cosa. Questo dimostra che la democrazia può metterci del tempo ma poi ti mette a disposizione più risorse nel momento in cui avviene il cambiamento che aspettavamo”.

“Quando costa la libertà oggi?”

“La libertà non è un pasto gratis e i nostri genitori che hanno visto la Repubblica nascere lo sanno benissimo. A me è dispiaciuto veder guardare con fastidio il coraggio degli ucraini di autodeterminarsi come popolo. Noi italiani dovrebbero ricordarcelo che chi nel 1943 ha lottato contro il nazifascismo l’ha fatto quando ha avuto le possibilità di contare qualcosa”.