Firenze, 10 ottobre 2023 – La Farnesina sconsiglia viaggi in Israele dopo l'attacco di Hamas. Cosa fare, però, se si è prenotato un viaggio? E chi si trova già sul territorio per vacanza o lavoro? E' l'associazione Altroconsumo a spiegare come muoversi e quando è possibile ottenere il rimborso per voli o tour già fissati in precedenza, eventualmente anche per Paesi vicini, come Egitto o Giordania.
Viaggio organizzato: il rimborso è integrale
Nel caso in cui si sia prenotato un viaggio in Israele tramite un tour operator e questo viene annullato per la guerra, si ha diritto al rimborso integrale di quanto pagato. Anche se il viaggio non viene annullato e siamo noi a decidere di non partire, visto che si tratta di eventi straordinari, come appunto una guerra (ma vale anche per i disastri naturali), si ha diritto ugualmente al rimborso totale della somma versata per il viaggio.
Viaggio fai da te: quando si ha diritto al rimborso
Diverso è il caso se si è prenotato aereo e albergo da soli. Se il volo, come stanno facendo gran parte delle compagnie, viene cancellato si può scegliere tra il rimborso del biglietto ed un volo alternativo. Non si ha inoltre diretto ad indennizzi, visto che l'annullamento è avvenuto per eventi eccezionali. Se invece la partenza dell'aereo è confermata e non si vuole più partire, solitamente il costo del viaggio non viene rimborsato e tutt'al più la compagnia rimborsa le tasse aeroportuali. “Poiché però la Farnesina sta sconsigliando ufficialmente di viaggiare verso Israele – fa presente Altroconsumo – si ha diritto comunque al rimborso del biglietto, anche se è il viaggiatore a rinunciare a partire”. Anche per l'albergo che si è prenotato da soli, rinunciando alla partenza il rimborso si ha solo se previsto dal contratto o se comunque vi è la possibilità di accordarsi con la struttura ricettiva per rinviare ad altro momento il soggiorno.
Viaggi nei Paesi vicini: si rischia il pagamento delle penali
Per il momento i voli verso Egitto o Giordania restano operativi e non ci sono restrizioni legati allo stato di guerra. Se si è acquistato un 'pacchetto' da un tour operator e il viaggio viene annullato, si ha sicuramente diritto al rimborso dell'intera somma versata. Se invece il viaggio non viene annullato, ma si rinuncia a partire, si dovranno pagare le penali previste dal contratto. In questo caso, prima si invia per iscritto la disdetta, più bassa – fa presente Altroconsumo – sarà la penale da pagare, mentre crescerà all'avvicinarsi della data della partenza. In caso di prenotazione fai da te del volo, se questo viene cancellato si avrà diritto ad un rimborso o si potrà scegliere un volo alternativo. In alcuni casi è previsto anche un indennizzo, calcolato in base alla data della partenza e alla tratta, sempre che la cancellazione non sia effettuata per causa di forza maggiore (per esempio restrizioni ai voli per motivi di sicurezza legati alla guerra in corso). Se invece è il viaggiatore a rinunciare a partire, non ci saranno rimborsi del volo, ma delle tasse aeroportuali. In alcuni casi, però, le compagnie aree possono decidere di rimborsare, anche parzialmente, le tariffe più costose. Anche rispetto alla struttura ricettiva, se si rinuncia a partire, non sempre si ha diritto al rimborso e l'hotel potrebbe proporre un voucher da utilizzare in altro momento o accordare un rimborso parziale.
Cosa può fare chi già si trova in Israele
Per chi si trova già in Israele, per lavoro o vacanza, il suggerimento di Altroconsumo è di affidarsi alle indicazioni presenti sul sito della Farnesina o sull'app Viaggiare Sicuri. Consigliabile anche registrarsi sul sito dovesiamonelmondo.it e scaricare gratuitamente l'app “Unità di crisi” per ricevere sul proprio cellulare tutti gli aggiornamenti.