
Zifio, Arcipelago Toscano, fotoidentificazione di Laura Pintore e Ludovico Sebastiani
Roma, 25 agosto 2022 - Il Mediterraneo è «fra le aree chiave per la megafauna marina ma le attività antropiche ne minacciano la sopravvivenza». Lo afferma il Wwf che ha pubblicato uno studio sui cetacei precisando che le popolazioni di balene, delfini e focene sono "colpite dall'aumento del traffico navale e dell'inquinamento acustico in maniera diretta" mentre "cambiamento climatico, inquinamento chimico e da plastica hanno un impatto indiretto sui loro habitat e sulle loro prede". Inoltre, "si stima che circa 300mila tra balene, delfini e focene vengano uccisi ogni anno a causa del bycatch, intrappolati negli attrezzi da pesca e nelle pericolose reti fantasma", ricorda l'associazione ambientalista. Attingendo alle ultime prove scientifiche ottenute da anni di raccolta di dati relativi alla distribuzione dei cetacei (soprattutto balene), il Wwf e i suoi partner, "tra cui l'Università della California Santa Cruz e Oregon State University e diversi altri enti di ricerca che hanno condiviso i loro database, hanno mappato le rotte migratorie delle balene distribuite in acque internazionali, nazionali, in zone costiere e pelagiche, che rappresentano per loro aree chiave per l'alimentazione, la riproduzione e la crescita dei cuccioli", spiega la ong in una nota.
Tra le aree chiave ci sono Oceano Pacifico orientale, Oceano Indiano, Oceano Meridionale, la porzione sud-ovest e settentrionale dell'Oceano Atlantico e il Mar Mediterraneo. "Anche nel Santuario Pelagos, nato per la protezione dei mammiferi marini del Mediterraneo, però, ogni anno muoiono moltissimi cetacei - osserva il Wwf - Quanti è impossibile saperlo con precisione, ma per farsi un'idea basta sapere che solo in questa area di si concentra oltre il 17% del traffico marittimo mondiale". Nel nuovo rapporto sono illustrati alcuni casi studio su zifio e balenottera comune nel Santuario Pelagos realizzati grazie anche al progetto Wwf 'Vele del Panda', che integra l'attività di ricerca con la citizen science, con il coinvolgimento di appassionati e turisti. Lo zifio dell’Arcipelago toscano Lo zifio è un cetaceo odontocete (cioè dotato di denti), considerato l’unico della famiglia Ziphiidae regolarmente presente nel Mediterraneo ma specie Vulnerabile secondo la Iucn e in passato considerata specie rara o carente di informazioni (Data Deficient – Iucn) a causa del suo comportamento elusivo. In due anni di attività di ricerca sulle Vele del Panda Wwf, Sebastiani -insieme a tutti i componenti del team di guide whale watching Wwf coordinati dalle ricercatrici Laura Pintore e Joelle Montesano - ha realizzato un catalogo foto identificativo che ha permesso di accertare la presenza dello zifio e di atri cetacei nell’Arcipelago Toscano, dimostrando l’importante valore ecologlico dell’area, per la quale si raccomanda l’implementazione delle misure di conservazione. Questo caso studio evidenza l’importanza dei monitoraggi a lungo termine per identificare i cambiamenti nell’utilizzo degli habitat e quindi la distribuzione spaziale della specie, la necessità di raccogliere dati ai fini conservativi e di prendere in considerazione un ampliamento della superficie del Santuario Pelagos, includendo la zona dove si sviluppano i canyon sottomarini a sud dell’Arcipelago Toscano. Il caso studio della tesi di laurea in Scienze Naturali svolta presso l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” dal naturalista e guida whale watching Ludovico Sebastiani sullo Zifio (Ziphius cavirostris), conferma l'importanza dei monitoraggi a lungo termine per identificare i cambiamenti nell'utilizzo degli habitat e la distribuzione spaziale della specie. La balenottera comune nel mar ligure Riguardo la balenottera comune del Mediterraneo c’è un nuovo studio (Balaenoptera physalus (Linnaeus, 1758)). A realizzarlo è stata Laura Pintore, etologa ed esperta cetacei del Wwf Italia, grazie al progetto di Dottorato di Ricerca in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino e finanziato dal Wwf Italia, che ha dimostrato la regolare presenza della balenottera comune nel Mar Ligure, anche nel periodo autunnale. Attraverso la tecnica del Passive Acoustic Monitoring: il monitoraggio acustico passivo attraverso l’utilizzo di idrofoni fissi, è stato possibile dedurre che -a differenza di quanto detto da studi precedenti -, non tutti gli individui migrano verso il Mediterraneo meridionale durante l'autunno e l'inizio dell'inverno, rimanendo nella zona anche durante l'autunno per l'alimentazione o la riproduzione. I risultati hanno mostrato poi che la presenza acustica delle balenottere comuni è più alta durante l'autunno rispetto ai mesi estivi. Un risultato inaspettato perché le più grandi aggregazioni conosciute nella zona sono state registrate durante l'estate, con un'alta variabilità interannuale. Maurizio Costanzo