GIULIO ARONICA
Cultura e spettacoli

Anora: il film dell'anno arriva al Giunti Odeon

La commedia diretta da Sean Baker e premiata con cinque premi Oscar verrà proiettata in versione originale con sottotitoli in italiano venerdì 28 e domenica 30 marzo alle 21.

Mikey Madison e Mark Ejdelstejn, protagonisti di "Anora"

Mikey Madison e Mark Ejdelstejn, protagonisti di "Anora"

Firenze, 26 marzo 2025 - La Russia è vicina. A due passi dagli Stati Uniti. Lo sguardo amaro e disincantato di Sean Baker non è una novità, almeno per chi segue il cinema indipendente, quello da Sundance Film Festival, per intendersi: dai tempi di "Tangerine" (2015) e "Florida Project" (2017), il regista nato a Summit, nel New Jersey, racconta il volto oscuro del sogno americano e le illusioni infrante della white trash a stelle e strisce. 

Oggi che a cinquantaquattro anni è diventato il primo uomo dal 1954 - ma all'epoca il "signor" Walt Disney correva con più pellicole in concorso - ad aggiudicarsi quattro oscar come produttore, regista, sceneggiatore e montatore, molti si chiedono se "Anora" - sei milioni di budget, una cinquantina incassati - sia davvero il capolavoro acclamato dalla critica: la commedia che ha unito Hollywood e Cannes - dove aveva conquistato sei mesi prima la Palma d'Oro - è stata frettolosamente liquidata da una fetta consistente del pubblico nostrano come una versione dark di Cenerentola e Pretty Woman frullati insieme, e al suo passaggio in sala - a proposito, per i ritardatari Giunti Odeon lo ripropone in versione originale sottotitolata venerdì 28 e domenica 30 marzo - la maggior parte degli spettatori italiani ha storto il naso, oppure più banalmente disertato. 

Eppure, la storia di Ani - la scatenatissima venticinquenne Mickey Madison, anche lei premiata battendo a sorpresa la veterana Demi Moore - è quella di tante ragazze che sognano di cambiar vita, credendo che il proprio corpo possa aiutarle: cresciuta senza genitori a Brighton Beach, il quartiere russo di New York in cui condivide uno squallido monolocale con la sorella, lavora tutta la settimana in uno strip club, sino a quando una sera le viene presentato Vanja (Mark Ejdelstejn), il rampollo immaturo e viziato dell'oligarca russo Nikolaj Zacharov, che invaghitosi di lei la convince con quindicimila dollari ad andare con lui a Las Vegas, dove tra casinò e hotel a cinque stelle convolano felicemente a nozze. Ma quando i genitori vengono a saperlo, inviano il factotum della famiglia Toros (Karen Karagulian) e i due gorilla Garnik (Vace Tovmasyan) e Igor (Yura Borisov) per ritrovarlo e obbligarlo ad annullare il matrimonio: ma forse non ci sarà nemmeno bisogno di usare la forza...

Con stile scorsesiano - tra montaggio concitato, luci al neon e scambi dialettici violentissimi - Baker demolisce in tre parti - rom comedy, screwball comedy ed infine dark comedy - una società dove la legge del più forte e del più ricco sfrutta e poi schiaccia il più debole: la parabola di Anora, abituata a parametrare le relazioni con gli altri solo attraverso il proprio corpo, non è tuttavia molto diversa da quella di Vanya, che passa le giornate a divertirsi comprando cose e persone con i soldi degli altri. Due facce della stessa medaglia - almeno fino alla straziante presa di coscienza finale - che avvicina Russia e Stati Uniti: divisi apparentemente da un oceano di storia e valori, ma uniti quasi profeticamente dal regista da un humus condiviso, il colore dei soldi