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"I tre porcellini e il lupo che perde il vizio"

Presentato al Meyer il disco sulla favola in musica riletta da Patrizio Castiglia

Patrizio Castiglia

Firenze, 6 aprile 2019 - Un grande classico come I tre porcellini diventa una fiaba musicale con un lupo "speciale" e un finale nuovo, sempre in armonia con la psicologia dei bambini. E' uscito il disco “I tre porcellini e il lupo che aveva perso il vizio”, composto da Patrizio Castiglia per voce recitante (Claudio Benvenuti), pianoforte (Vittoria Licostini), violino (Patrizio Castiglia) e clarinetto (Camilla Ferri) con percussioni obbligate. Il soggetto è stato ideato dalla stessa Camilla Ferri, clarinettista presidente del CFCM (Centro Formazione Cultura Musicale), mentre i testi nascono dalla penna di Claudio Benvenuti, attore e insegnante di recitazione della stessa associazione. Castiglia è docente di violino e direttore artistico del CFCM di Vinci, che ha prodotto l’album in collaborazione con l’associazione A.Gi.Mus Firenze. Il disco è composto di sette tracce ed è stato presentato in anteprima assoluta nella ludoteca dell’ospedale Meyer di Firenze, struttura a cui l'autore vorrebbe dedicare ufficialmente il progetto.

Maestro Castiglia ci può descrivere il valore psicologico degli strumenti che ha usato e come interagiscono con la sensibilità del bambino?

“Chi compone lavora principalmente con le emozioni proprie e dell'ascoltatore. Non posso citare studi scientifici, ma posso dire che il suono morbido del clarinetto è adatto a interpretare Gilberto, il porcellino svogliato. La percussività delle note dissonanti nel registro alto del pianoforte, creando armonie "sgangherate", descrivono il piccolo Nicolino, giovane e giocherellone. Gli stessi strumenti però con l'aggiunta del violino evocano il lupo famelico”.

Come si abbinano le emozioni agli strumenti?

"Credo tuttavia che gli strumenti, e quindi i loro suoni, non abbiano necessariamente caratteristiche affettive particolari. Il violino, ad esempio, a cosa ci fa pensare? Alla romanza struggente? Alle gighe irlandesi? Alla musica di corte e alle parrucche? La voce di ognuno di noi può dire parole dolci o amare. La voce è lo strumento, le parole sono la partitura”.

Molto spesso è presente l'ironia, che funzione ha?

“L'ironia può avere tante funzioni e ne esistono di molti tipi. Nel nostro caso ha senza dubbio una funzione didattica. Credo sia importante educare i bambini all'ironia. L'ironia richiede intelligenza”. 

Come hanno reagito i bambini al primo ascolto della composizione?

“In sala i ragazzi hanno riso molto e applaudito, ma soprattutto hanno fatto tantissime domande. Nelle settimane successive agli spettacoli al teatro di Vinci, aperti ai bambini delle scuole primarie, sono arrivati alla sede del CFCM tanti lavori e tanti disegni che avevano come tema principale lo spettacolo".

In molti dicono che i bambini siano il pubblico più difficile…

“Credo che non esista un pubblico migliore di quello composto dai bambini. Non solo perché si tratta di una fiaba. La curiosità, la voglia di conoscere propria dell’infanzia, per un musicista è linfa vitale”. 

A chi si è ispirato per scrivere questo testo musicale?

“Pur non avendo scelto un autore in particolare a cui ispirarmi, nel periodo in cui ho scritto le musiche di questo disco, stavo suonando tanta musica francese, in particolare Satie e Poulenc. Inoltre sono un appassionato delle opere didattiche di Kabalewski e, accompagnando spesso gli allievi al pianoforte, ho imparato ad apprezzare il suo stile semplice e mai banale”. 

Parlare ai bambini è un compito delicato, come si pone il CFCM in questo senso?

“Dopo quasi dieci anni che lavoro come operatore ed insegnante del CFCM, a stretto contatto con i bambini delle scuole primarie, devo dire che la difficoltà maggiore non è parlare ai bambini, ma farli parlare. Molti dicono che al giorno d'oggi i bambini non siano più in grado di ascoltare. Credo che non sia vero, invece penso che sia il surplus di stimoli che arrivano da pc, tablet, cellulari, tv a rendere difficile la formazione del gusto musicale".

Cosa insegnate al CFCM?

“Non ci occupiamo di insegnare ai piccoli solo il canto o uno strumento,  ma ci impegniamo a far capire loro anche il gusto di fare le cose, di prendersi il tempo per imparare, per approfondire e soprattutto per condividere. Perché alla fine la musica è soprattutto un modo di parlare, di esprimersi”.