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Gianfranco Lauretano (da Graphe.it)
Firenze, 9 dicembre 2024 - “Ho detto per errore “Signore” / senza neppure pensare a dirlo. / “ (Osip Mandelstam). Il nostro è il tempo di Dio? Decifrare il proprio tempo, la latitudine in cui si è collocati, sentire la forza dei venti non è facile. Papa Francesco ha parlato opportunamente di un cambiamento d'epoca piuttosto che di un'epoca di cambiamento. Non è un gioco di parole, ma una distinzione sottile, fine, che sottintende un rigetto della semplificazione. Gianfranco Lauretano, poeta, studioso di Rebora, traduttore dal russo di autori quali Mandelstam, ha coniato l'espressione "Spentoevo", anche per indicare tutte quelle modalità individuali ispirate a forme, pure educate, di disprezzo che portano a un congedo dagli altri nell'illusione dell'eterno presente di se stessi. Ma non c'è pessimismo. “Questo spentoevo sta finendo / in un evento che di desta / alza la testa e smette il sonno”. Sarà il Natale che arriva? Ogni Natale atteso davvero pone una domanda che è nella storia, nella pretesa regale di un bambino che, anche per questo, ha messo i piccoli al centro, non li manda alla guerra al contrario dei re mondani, ed ha avuto per trono una croce. “Gesù non devo dirti niente / volevo solo far cantare / il tuo nome / e che il suono / evocasse lo splendore / del volto / e vibrasse / la potenza del cuore / e la musica / delle sante sillabe / scardinasse la pagina / scrivendo l’universo / tu vero autore”.
Il libro Questo spentoevo di Gianfranco Lauretano, edito da Graphe.it nella collana 'Le mancuspie' diretta da Antonio Bux, ha ottenuto, tra l'altro, il Premio Camaiore in memoria di Rosanna Lupi e Paola Lucarini, che per tanti anni hanno animato questa rassegna nazionale e internazionale di poesia. “Per Questo spentoevo – ha notato Cinzia Demi - Gianfranco Lauretano ha lavorato a una scelta ritmica sorprendente, a una musicalità forte e a un uso della parola che va ben oltre i soliti canoni classici: in questo senso va anche la direzione di seguire le orme di Giorgio Caproni. Protagonista dell’opera è un’anima irrequieta e devastata che, non più muta, assiste allo sfacelo di questo nostro tempo: un tempo al quale neanche Dio vuole partecipare perché preferisce rimboccarsi le maniche e lavorare ancora, andare dove c’è bisogno di lui”. Dio, il piccolo re che nasce a Natale senza accoglienza, come tanti piccoli che sono respinti alle frontiere, preferisce partecipare in un altro modo: “Dio non c'è, sta lavorando/ se n'è andato dove/ per crederlo non chiedono/ le prove. Dio non c'è/ perché non è richiesto/ si è spostato, non è/ maleducato e non risponde/ per forza, non impone/ il suo stato a chi non fa un gesto/ che non sia domandato”. “Dio non c'è, sta costruendo/ con quelli che hanno sete e fame/ di giustizia e pane/ si rimbocca le maniche/ e sporca le mani/ con immane tenerezza/ li mette insieme e ama./ Dio è là da quelli/ che sanno l'unità/ li raduna e se li fa/ rassomigliare, tutte/ quelle piccole trinità”. “Dio non c'è in Europa / ha obbedito, si è staccato / dai muri e dalle leggi / da uomini che aborriscono / le greggi... Dio è altrove, segreto / lungo un greto di risaia / in una deserto, una palafitta / un quartiere di lamiere / una fogna a cielo aperto / e lì lavora. Sta facendosi / un popolo, perdona / compatisce. Sta creando / come sempre e dividendo / i seduti dai seguaci / fertili da sterili di figli / e di peccati, neppure di quelli / sono più capaci”.
Nato nel 1962 a Sessa Aurunca, Lauretano vive a Cesena. Nel campo dell’insegnamento tiene, in qualità di relatore e direttore, corsi per docenti e studenti sulla Didattica della Poesia. Numerosi anche gli incontri coi ragazzi e i cicli sulla poesia e la scrittura creativa, dalla scuola primaria all’università. Nel campo dell’editoria dirige la collana “Poesia contemporanea” e l’“Almanacco dei Poeti e della Poesia Contemporanea” per la casa editrice Raffaelli di Rimini. È fondatore e direttore letterario della rivista di arte e letteratura “Graphie” (editore Il Vicolo, Cesena).