TITTI GIULIANI FOTI
Cultura e spettacoli

"Vi racconto Ballantini in 47 quadri"

Il trasformista livornese parla della sua mostra antologica che racchiude oltre quarant’anni di pittura

Dario Ballantini (foto Novi)

Livorno, 23 agosto 2020 - «Una occasione unica ed irripetibile per me avere dalla mia città un omaggio così sentito e importante, ha un valore per me immenso. Una mostra antologica che racchiude quasi quarant’anni di pittura, visto che abbiamo ritrovato lavori pittorici embrionali". Dario Ballantini nella versione primaria del suo essere artista poliedrico e unico nel suo genere, è qui. A Livorno, ai Bottini dell’Olio in piazza del Luogo Pio fino a settembre. Trasformista attore e soprattutto pittore, Dario Ballantini torna nella sua Livorno con una mostra antologica patrocinata dal Comune. La mostra curata da Massimo Licinio e Annalisa Gemmi, raccoglie la sua produzione di arti visive che va dagli anni ‘80 della formazione liceale, fino ai giorni nostri con una sezione di quadri eseguiti durante il lockdown. I dipinti esposti sono 47 oltre una ventina di disegni e materiale video (documentari e video arte).

Il Valentino e molti altri per Striscia la Notizia, il Petrolini a teatro è partito dalla pittura: vero, Ballantini? "Vero. Già producevo durante il liceo sperimentale artistico. C’è una grossissima parte della mia vita in questa mostra. Sognavo di fare il pittore da ragazzo, sia per riscattare la pittura di mio padre che aveva interrotto il suo sogno, che per la grande storia di pittura che riguarda proprio la mia città, per il misterioso fascino che suscita in tutto il mondo l’universo pittorico di Modigliani".

Come ha realizzato il sogno? "L’ho realizzato grazie forse proprio a certi maestri di vita come il mio insegnante Giancarlo Cocchia che, un illuminato preside decise di designare con la sua sorta di cattedra di pittura (pur essendo il Cocchia non un professore ma un pittore espressionista autodidatta) per il suo liceo".

I suoi quadri le somigliano. "Sono fiero che i miei quadri somiglino alla mia passione pittorica che riguarda tutto l’espressionismo ed anche quello meno noto perché se da un lato i maestri mondiali sono stati per me Picasso, Modigliani, Schiele, Munch, De Kooning, Sironi, anche quelli meno noti mi hanno influenzato a partire dal mio insegnante e di seguito anche Fernando Farulli, Ennio Calabria ed altri meno noti".

Cosa vedremo in mostra? "Ci sono anche collegamenti artistici “diversi “ tra cui un video musicale creato in omaggio a Lindsay Kemp che si era appassionato alla mia pittura, una scultura che ha suscitato l’interesse di Bonito Oliva, i filmati dei murales realizzati a Miami ed i diari di scuola scarabocchiati dai quali per esempio è nato il manifesto dello spettacolo su Lucio Dalla".

Se dovesse descrivere la sua pittura? "Non è facile: direi che vuole raccontare ciò che non si riesce a esprimere dell’essere umano. Le parole non sono mai complete e si prestano spesso a troppe interpretazioni e io indago l’essere umano nel suo mistero di sapere, dentro di sé, che appartiene a qualcosa d’altro oltre la materia. Però come potrebbe fare un musicista, questa sensazione di voler capire l’essenza misteriosa del significato di “essere umano“ la si trova solo lì nell’opera non da un’altra parte, non con le parole o con le spiegazioni. E’ il brivido che ti dà il prodotto artistico a farti capire che c’è qualcosa di alto e di indicibile oltre alla vita materiale. Ne sono convinto ogni volta che provo, come proviamo credo tutti, quel brivido un po’ inspiegabile". © RIPRODUZIONE RISERVATA