GIULIO ARONICA
Cultura e spettacoli

Felice Carena: l'inquietudine delle forme in mostra a Firenze

Palazzo Medici Riccardi e Accademia di Belle Arti ricostruiscono il percorso artistico e umano di una delle figure chiave del Novecento italiano con una doppia esposizione promossa dalla Città Metropolitana di Firenze.

Felice Carena, "La famiglia".

Felice Carena, "La famiglia".

Firenze, 15 ottobre 2024 - "Disgraziato colui che avrà solo i corpi, le forme e le apparenze. Cercate d'amare le anime e le ritroverete!". Nella frase di Victor Hugo c'è il segreto profondo dell'arte di Felice Carena: l'umanità. La chiave per risolvere l'intima dialettica della sua pittura, sospesa tra inquieto simbolismo e ritorno all'ordine, classicismo ed espressionismo, senso della linea e del disegno e spiritualità: nel mezzo, la lunga stagione che trascorse a Firenze dal 1924, quando venne ad insegnare all'Accademia di Belle Arti, al 1945, anno del trasferimento a Venezia, dove morì nel 1966. 

La doppia mostra in programma a Palazzo Medici Riccardi - dal 17 ottobre al 16 febbraio - e all'Accademia di Belle Arti - dal 17 ottobre al 21 novembre - è l'occasione speciale per raccontare la straordinaria vicenda creativa di uno dei protagonisti assoluti del Novecento italiano: "Felice Carena. Vivere nella pittura" è il titolo dell'esposizione che si svolge nel primo palazzo dei Medici, a cura di Luigi Cavallo e Elena Pontiggia; nata da un'idea di Magda Grifò, pronipote dell'artista, e dal coordinamento scientifico di Valentina Zucchi, presenta cinquanta opere - tra cui numerosi inediti di proprietà della famiglia - affiancate da prestiti provenienti da prestigiose collezioni come quelle della Banca d'Italia, Gallerie degli Uffizi, Fondazione Giorgio Cini di Venezia, Galleria d'Arte moderna e contemporanea di Roma, Museo del Novecento di Milano. 

L'obiettivo è ricostruire il ventennio che trascorse a Firenze, segnato dalla prima personale alla Biennale di Venezia del 1926 e dalla partecipazione alla Quadriennale romana del 1931, dal premio Carnegie di Pittsburgh del 1929 e la nomina ad Accademico d'Italia e Presidente dell'Accademia di Belle Arti, nel 1933: un viaggio in sei tappe, che prende le mosse dai primi ritratti di famiglia e autoritratti, collegati idealmente alle nature morte e ai fiori dall'Io autobiografico e sentimentale dell'artista. E poi la stagione classica, inaugurata da capolavori come "La quiete", e suggellata dal mestiere e la didattica come metodo di lavoro: dopo una fase più inquieta, scandita da pennellate nervose e personaggi che si accavallano sulla tela, ecco il definitivo ritorno all'ordine degli anni Trenta, fondato sul recupero della gerarchia rinascimentale tra i generi, la figura e il nudo femminile. Il percorso si conclude con una sezione dedicata esclusivamente al sacro, dove spirito e materia si trasfigurano attraverso la luce della materia colorata in una dimensione panica e superiore del mondo. 

A cent'anni dalla sua nomina a docente, l'Accademia di Belle Arti celebra invece Felice Carena con un omaggio a tutto tondo, che dall'interno della scuola si snoda lungo la fitta rete di collaborazioni e legami con il mondo intellettuale fiorentino del periodo: a cura di Rossella Campana e Susanna Ragionieri, la mostra è composta da quarantadue opere di collezioni private ed enti pubblici, dalle Gallerie degli Uffizi al Museo Revoltella di Trieste, dall'Archivio Storico del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino al Monte dei Paschi di Siena. A latere, saranno esposti anche lavori di artisti a lui contemporanei come Giuseppe Graziosi, Carlo Rivalta e Guido Peyron e una selezione di venticinque disegni facenti parte di una raccolta di quattrocento pezzi che lo stesso artista avviò nel 1936.