
Gabriella Pescucci
Firenze, 2 febbraio 2018 - "Ho studiato affresco a Firenze prima all’Istituto d’Arte, scuola fantastica che avviava a un mestiere. Poi all’Accademia di piazza San Marco e poi sono arrivata a Roma. C’era qualcosa dentro di me, un fuoco forse: sentivo che l’Italia mi aspettava". Bella e raggiante, elegante con un soprabito rosso fuoco: Gabriella Pescucci è la costumista italiana che il mondo ci invidia. Nata a Rosignano, ha vestito i divi di Hollywood grazie a una creatività unica. A Firenze ha visitato la Fondazione Franco Zeffirelli ospite del figlio del Maestro, Pippo.
Signora Pescucci, che ragazza è stata?
"Di sicuro fortunata: nel mio essere invecchiata ho la consapevolezza di aver vissuto anni stupendi, pieni di vitaliatà, di energia, di cose positive e creative. Anni tra il ’70 e l’80 dove tutto poteva accadere e soprattutto c’era un’Italia che aspettava i giovani, non li respingeva come adesso".
L'Italia respinge i giovani?
"Fanno corsi specializzazione per ogni cosa, e questo perché nessuno li vuole. Il Paese li respinge e cercano escamotage. Per questo voglio soltanto assistenti giovani, capisco la loro voglia di fare, di essere parte e partecipi di progetti. La mia è una marginalità consapevole di chi guarda la vita dal punto di vista degli esseri umani. Dopo il ’68 c’è stata un’Italia meravigliosa. Ma oggi i politici sono ignoranti sulla cultura".
Devono saperne troppe?
"Sì, non possono occuparsi di tutto e conoscere lo scibile umano. Ma il grave è che spesso hanno consiglieri che sono peggio di loro".
Ha avuto Oscar, Nastri d’Argento, David, Caesar: film a cui è più legata?
"Non ho mai lavorato per avere premi. Ma di sicuro ho amato Le avventure del barone di Münchausen e C’era una volta in America: due capolavori. Per il secondo andai a Hollywood con Raffaella, figlia di Sergio Leone a cercare stoffe per fare i vestiti del film. Ma poi li facemmo tutti in Italia".
E quando vinse l’Oscar?
"Fu emozionante. Sharon Stone dandomi la statuetta mi disse: stasera devi dormire con lui".
Ci torna a Rosignano?
"Certo, sempre. C’è la casa dei miei genitori che divido con mio fratello. Lì ho le amiche di infanzia, i miei rapporti d’affetto: sono un capricorno fedele, io".
Cos’è il cinema per lei?
"«E’ scoprire il mondo. Devo moltissimo al cinema e spesso cerco piccoli film per capire tanto".
Non le dà noia essere in secondo piano rispetto ai registi?
"No. Deve essere così. Perché il mio è un bellissimo lavoro ma di équipe e di responsabilità. In fondo il trucco, i capelli e i vestiti sono il primo passo per un attore di entrare nel personaggio. Basta passare da Firenze e vedere la Fondazione Zeffirelli. Il mistero è tutto lì".