
Una scena de "Il viaggio a Reims" di Valencia ©Miguel Lorenzo y Mikel Ponce_Les_Arts
Valencia, 4 marzo 2020 - Non è un'opera che viene allestita di frequente. Servono tante voci di ottimo livello in tutti i ruoli e in tutti i registri. Serve anche un po' di pazienza dell'ascoltatore per una durata che inizia a essere importante. Soprattutto serve una buona idea per rendere accattivante la storia dell'attesa di un gruppo di persone bloccata in una locanda dopo l'incidente a una diligenza. E qui di buone idee ne sono arrivate tante, dall'inizio alla fine. Così la regia di Damiano Michieletto ha caratterizzato in maniera forte l'allestimento de Il viaggio a Reims di Gioachino Rossini andato in scena al Palau Les Arts di Valencia. I personaggi si muovono nella Golden Lilium Gallery, un museo dove il presente e il passato si incrociano, si annusano per poi proseguire insieme nella vicenda. Tra le scene di Paolo Fantin e grazie ai costumi di Carla Teti l'arte diventa umana: dai quadri si staccano figure classiche che danno vita ai vari ruoli e che interagiscono con Madama Cortese, direttrice despota della galleria, Don Profondo, abile mercante di pezzi artistici e Corinna, studentessa che si reca nella galleria per studiarne i capolavori.
Tra i momenti più efficaci quello dei simboli dell'arte dei secoli successivi al classicismo (da Goya a Velasquez, Van Gogh, Frida Kahlo fino a Keith Haring) che scacciano i personaggi. I quali si prenderanno la rivincita nel finale con la ricostruzione dell'incoronazione di Carlo X dipinta da François Gerard, tra gli artisti simbolo del classicismo. In questo allestimento il Belcanto si trova assolutamente a suo agio. Il ventaglio di voci femminili (Marianna Sicilia perfetta Corinna, Marina Viotti in Melibea, Albina Shagimuratova in Folleville, Ruth Iniesta in Madama Cortese) dà il meglio di sé. Autorevole il Don Profondo di Misha Kiria, così come Adrian Sâmpetrean (Lord Sidney), Fabio Capitanucci (Trombonok) e i tenori Ruzil Gatin (Belfiore) e Sergey Romanovsky. Parte del cast era inoltre fomato da ottimi cantanti del Centro di perfezionamento di Les Arts. Francesco Lanzillotta ha diretto con sicurezza e brio lasciando via libera alle voci ma valorizzando il lavoro dell'Orchestra della Comunità Valenciana (formidabili il primo flauto e l'arpa) così come del Coro della Generalità Valenciana diretto da Francesc Perales.
Ci fa piacere inoltre ricordare la precisione di Simone Ori al fortepiano nella funzione del basso continuo. Un successo annunciato ma meritatissimo. Con tutti gli ingranaggi drammaturgici e musicali che hanno funzionato alla perfezione portando a un risultato di eccellenza assoluta.