MICHELE BRANCALE
Cultura e spettacoli

La cronaca di sé e degli altri sotto 'Il solstizio dei sentieri'

Presentato il nuovo libro di Cinzia Demi

La presentazione de 'Il solstizio dei sentieri' di Cinzia Demi in Palazzo Medici Riccardi

La presentazione de 'Il solstizio dei sentieri' di Cinzia Demi in Palazzo Medici Riccardi

Firenze, 7 dicembre  2024 - Il sole allo zenith per illuminare i sentieri di vite a diverse latitudini e stagioni. Nel punto culminante dei cammini dell’esistenza, molto si riassume di sé, ad esempio quando “affacciati sulla balza / dell’infanzia rivoltiamo / il piano sequenza dell’età / asfaltiamo le culle / e le sere toccate dal rosso”. Leggendo l'ultima raccolta di poesie di Cinzia Demi, Il solstizio dei sentieri, edito da CartaCanta - Capire Edizioni, nella collana Passatori - Contrabbando di poesia, presentata recentemente a Firenze in Palazzo Medici Riccardi da Alessia Bettini, Denata Ndreca e Chiara Frigenti, si ha sempre la sensazione che ci sia una luce accesa sulle pagine.

Anche quando Demi evoca la penombra, è per illuminarla, per portare alla luce una fragilità di fondo che può essere tenace nel resistere e anche fiorire. Molto, dipende da dove si nasce, dal contesto storico, di latitudine, familiare. Siamo così abituati, qui, ad avere un senso individuale, che tutto sembra dipendere da noi e al servizio di sè, talvolta come se si avesse avuto sempre la stessa età. Ma nella verità delle cose non è così, è un'illusione.

Demi, con un'immagine efficace, scrive che per quanto ci si corazzi, si cammina nella storia con le scarpe di tela, e pone sotto il solstizio i temi dell'abbandono, della precarietà affettiva, della prova (il sudario), il labirinto, il peccato (la separazione dentro e fuori di sé, attraverso il richiamo di alcuni pilastri biblici), il sogno. Non è facile volere bene. Non è così spontaneo come si crede, confondendo spesso il proprio benessere con la capacità di sapere tenere le relazioni con gli altri, in modo soddisfacente. Il mercato detta legge, è l'altra faccia di quella medaglia che altera il valore della vita insieme alla competizione, al conflitto, alla guerra adottati come uno strumento ragionevole, fino a fare accettare gli “scarti”, gli “effetti collaterali”, come una necessità, di fronte alla quale non fermarsi, non fare lutto. Demi invoca la capacità di vivere “senza arretrare/ sul limite ultimo del male”, anche quando porta sotto il solstizio la caduta di un'immigrata (“il cadere notturno”) e della sua bambina, “un luogo dove tutto si fermò / da cui la gente decise / di andar via nel moto dei / millenni sui legni dell’ipocrisia”.