Firenze, 14 marzo 2023 – “Il sorriso della Gioconda? Non ho prove per dire che è quello della madre di Leonardo Da Vinci, ma me lo sento”. Parola di Carlo Vecce che nel nuovo libro “Il sorriso di Caterina”, Giunti editore, traccia e ricostruisce la storia di Caterina, madre di Leonardo Da Vinci.
Chi era la mamma di Leonardo Da Vinci
Caterina era una schiava proveniente dall'antica Circassia, storica regione del Caucaso, arrivata in barca a Venezia come schiava che sapeva lavorare i tessuti, poi portata a Firenze, impiegata in una casa alle spalle del Duomo o affittata come balia fino alla sua liberazione avvenuta il 2 novembre del 1452 con un atto scritto dal notaio Piero da Vinci.
Vecce – ha spiegato durante la presentazione avvenuta oggi a Firenze – ha scritto il libro basandosi su ricerche e documenti storici. “Tutto quello che c'è qua dentro è reale, anche il nome dei protagonisti - ha detto Vecce .- Nel libro la fiction interviene solo per connettere le loro storie e integrare le lacune come fa del resto la filologia”.
Leonardo, un italiano solo per metà
"Quella di Caterina non è una storia bella - ha spiegato Vecce - è la storia della schiavitù, è lo scandalo della storia, della globalizzazione, lo sfruttamento del lavoro umano e la cancellazione della libertà dell'essere umano. Questa è la storia di una ragazza a cui è stato rubato tutto: la libertà, il futuro e i sogni, questa è una storia di oggi, che ognuno di noi ha davanti agli occhi ogni giorno. Sentivo l'urgenza di raccontare la storia di Caterina per tutto quello che ci porta a pensare e capire del nostro mondo di oggi".
Vecce ha poi spiegato che il libro racconta la storia di Caterina, "ma anche per Leonardo ci sono conseguenze enormi, perché Leonardo non è italiano, lo è solo per metà. È figlio di un notaio, ma per l'altra metà Leonardo non è italiano, è figlio di Caterina, di una straniera, di una schiava, di una donna al più basso gradino sociale di quell'epoca, una donna scesa da un barcone venuta
da chissà dove, senza voce e dignità che a stento parlava la nostra lingua”.