
Una delle lettere di Michelangelo a Vasari in mostra
Firenze, 11 maggio 2016 - «Giunto è già ‘l corso della vita mia, con tempestoso mar, per fragil barca al comun porto, ov’a render si varca conto e ragion d’ogni opra trista e pia». Comincia così, con un sonetto, la lettera che il 19 settembre 1554 Michelangelo scrive in risposta a Giorgio Vasari, che lo invita a lasciare Roma per raggiungerlo a Firenze. L’amicizia fra i due è tale, e di così lunga data, che l’anziano Buonarroti non nasconde i malanni fisici e confessa la difficoltà a lasciare il cantiere dei lavori della "fabrica di San Pietro" di cui è responsabile. Ma il suo animo è triste, e non fa mistero del desiderio di tornare a morire nell’amata Firenze, per ricongiungere le sue ossa a quelle del padre Ludovico. Vasari, potente e geniale artista, architetto e scrittore al servizio del Granduca Cosimo I dei Medici, farà tesoro di quella lettera, come di tutta la corrispondenza intrattenuta nel corso della sua vita sia con Michelangelo che con molti altri letterati ed eruditi del tempo, fra cui Paolo Giovio, Annibal Caro, Vincenzo Borghini, Cosimo Bartoli, Pietro Bembo e Pietro Aretino.
Un epistolario vario quanto ben catalogato, che lo stesso Vasari ha avuto l’acume di “legare” alla sua casa natale di Arezzo, dove ancora oggi costituisce uno degli archivi storici più importanti del “secol d’oro”. Ed è proprio in occasione del restauro di un significativo nucleo di lettere di Michelangelo Buonarroti indirizzate a Giorgio Vasari e della digitalizzazione dell’intero archivio, che è stata organizzata la mostra che apre oggi (fino al 24 luglio) a Palazzo Medici Riccardi di Firenze, per esporre i documenti più rilevanti di questo fondo, conservato ad Arezzo all’interno del Museo Casa Vasari.
Gli interventi sono stati promossi e diretti dalla Soprintendenza archivistica e bibliografica della Toscana, mentre la mostra dal titolo «Michelangelo e Vasari. Preziose lettere all’“amico caro” dall’archivio Vasari», è curata da Elena Capretti e Sergio Risaliti, col patrocinio della Città Metropolitana, Comune di Firenze e Comune di Arezzo e in collaborazione con il Consiglio Regionale Regione Toscana.
L'esposizione, che si articola in quattro sale, consente di ammirare questo corpus documentario, che il giornalista e scrittore Ugo Ojetti definì «un lembo del secolo d’oro». Il clou della mostra sono proprio le lettere inviate fra il 1550 e il 1557 da Michelangelo a Roma a “Messer Giorgio amico caro” in Firenze, in cui si ritrovano le sue ultime meditazioni sull’arte e l’architettura, oltre a tre sonetti autografi di Michelangelo, tra i suoi più celebri componimenti lirici.
Un’intera sezione è dedicata poi alle lettere che documentano il rapporto privilegiato che Vasari intrattiene con il suo principale committente, Cosimo I de’ Medici e l’intellettuali più in voga all’epoca, fra cui quel Borghini, iconologo ufficiale del duca Medici, che suggerirà a Vasari “invenzioni”, allegorie, genealogie illustri, rievocazioni mitologiche di abbiamo evidente riscontro nelle pitture che l’architetto aretino realizzò in Palazzo Vecchio. Attraverso numerose lettere è possibile poi ricostruire la genesi del suo capolavoro letterario, Le vite de’ piu’ eccellenti pittori, scultori, e architettori, che Vasari pubblica a Firenze in due edizioni, entrambe con una dedica al duca Cosimo I de’ Medici: la prima del 1550 nei tipi di Lorenzo Torrentino e la seconda, ampliata e corredata dei ritratti incisi degli artisti, edita dai Giunti nel 1568. L’evento è organizzato da A.V.M. srl con il sostegno di Banca Ifigest.