Firenze, 20 dicembre 2024 – Un libro per raccogliere i testi dei grandi esponenti della cultura che hanno scritto su La Nazione dal 1859 a oggi, in questi 165 anni del quotidiano più antico d’Italia e che sarà regalato ai lettori della Nazione di Firenze il giorno della vigilia di Natale. Si intitola "Grandi Firme. Testimonianze di esponenti della letteratura, dell'arte e della cultura italiana che hanno scritto sulle pagine del giornale dalla sua nascita, nel 1859, ai giorni nostri" e che presenta tnti nomi importanti, da Carlo Collodi a Edmondo De Amicis, da Gabriele d’Annunzio a Amalia Guglielminetti, passando per Anna Banti, Eugenio Montale e Giuseppe Prezzolini. Tanti i toscani ma non solo, e poi i fiorentini doc come il sindaco dell’alluvione, Piero Bargellini, il poeta Mario Luzi, e Vasco Pratolini, che tanto ha raccontato la città nei suoi libri.
Una presentazione che si è svolta oggi alla libreria Giunti Odeon di Firenze con la lettura di Daniela Morozzi dei brani di Alessandro Manzoni e Marcella Olschki, con i saluti della direttrice di Qn La Nazione, il Resto del Carlino, Il Giorno e Luce! Agnese Pini. La conduzione della mattinata è stata della vicedirettrice de La Nazione Cristina Privitera e di Guglielmo Vezzosi. In video collegamento il saluto del curatore del volume, Luca Scarlini. Ha aperto la presentazione il direttore artistico di Giunti Odeon, Gabriele Ametrano. La mattina si è, poi, conclusa con un brindisi curato dal Cafe Odeon, il ricercato ristorante della chef Tini Ferragamo.
Sono trentacinque gli autori che compongono il volume. Si inizia con Carlo Collodi, che il 18 marzo del 1860 applaude al plebiscito della Toscana per l’annessione al Regno Sabaudo, e si conclude con Geno Pampaloni, che il 20 agosto del 1996 raccontava la sua passione per il Bruco a Siena. Un nutrito elenco in cui compaiono anche molte donne: da Anna Banti a Anna Maria Ortese, da Amalia Guglielminetti a Marcella Olschki. E c’è anche chi usa uno pseudonimo maschile, come Bruno Sperani, che nella realtà si chiamava Beatrice Sperac, di origine istriana, e che sulle colonne del giornale raccontava il grande Carnevalone ambrosiano di Milano.
Tante le storie narrate, da quella seconda metà dell’Ottocento a fine Novecento e che mostra lo scorrere dei tempi, dai bozzetti militari di De Amicis nel 1868, all’Augurio di Eugenio Montale nel 1944 per gli intellettuali e gli scienziati di essere sempre liberi dalle imposizioni della politica e del potere. Non mancano anche autori più recenti, come Pier Vittorio Tondelli, che nel 1981 portava la sua esperienza al servizio militare. Quella stessa che nel tempo confluirà in “L’abbandono” e in “Pao Pao”.
Anni di storia, di racconti, di scritture che evolvono e che cambiano. Cambiano i racconti e le forme. Cambiano le sensibilità e le modalità di narrazione. Un modello: farlo con la qualità che da sempre contraddistingue il nostro giornale, fondato nel 1859 da Bettino Ricasoli, per sostenere la causa dell’unità italiana.
“Ringrazio tutti per questo lavoro straordinario, da Luca Scarlini ai giornalisti de La Nazione che hanno lavorato al progetto, passando per i poligrafici che hanno costruito il volume”, ha detto Agnese Pini.
“Questo volume nasce da una rubrica settimanale fortemente voluta da Luca Scarlini, che cura da tempo sul giornale. Sono venuti fuori nomi che non ci aspettavamo e oggi quei testi si prestano a nuove letture e interpretazioni. Un lavoro che era privo di tracce bibliografiche e che è un vero e proprio tesoro da riscoprire”, ha detto Cristina Privitera.
“La Nazione arriva a 165 anni e altri ancora ce ne saranno, perché è nel corpo e nell’anima di una città. E’ da sempre il giornale di Firenze, che affonda nella cronaca la sua rilevanza. Nato da Bettino Ricasoli per supportare l’unificazione, è entrato nel cuore dei cittadini”, ha detto durante la presentazione il professore Cosimo Ceccuti.