
Lorenzo Quinn e la moglie Giovanna Cicutto
Firenze, 4 dicembre 2021 - "L'arte ha intessuto di sé tutta la mia vita, sin dall'infanzia. Credo sia un imprescindibile ed alto linguaggio per trasmettere messaggi universali, ma cerco di coniugare l'altezza del mezzo artistico con il massimo potere divulgativo dei contenuti e dei valori patrimonio di tutta l'umanità". Parole dello scultore di fama internazionale Lorenzo Quinn, che abbiamo incontrato in video collegamento dall'Arabia Saudita, dove presenterà una delle sue opere.

Quando ha sentito fiorire in sé la vocazione artistica?
"Fin da piccolino. Non accade che ti svegli una mattina e dici: «Sono artista». E' avvenuto gradualmente. Intanto, come a tutti i bambini, da piccolo, mi piaceva tanto disegnare, dipingere. Attività che, verso i sedici, diciassette anni, ho cominciato a prendere un po' più sul serio. Mi è sempre piaciuto tantissimo Salvador Dalì, la cui opera, per un bambino, rappresenta qualcosa di speciale, perché è così creativo, ti fa viaggiare veramente con le sue creazioni, quindi lo adoravo. Giocavamo sempre con un gioco di carte, sulle quali erano rappresentati i quadri di grandi artisti ed io rimanevo affascinato da queste immagini, in particolare proprio dai quadri di Dalì. Per questo, all'inizio, disegnavo e dipingevo in un modo surrealista, cercando un po' di imitare il grande maestro, anche se, ovviamente, ciò è impossibile, perché è esistito un solo Salvador Dalì al mondo. Poi, con il tempo – aggiunge – ho iniziato a fare cinema, però non ho mai dimenticato l'arte, anche durante la mia breve incursione nel mondo dei film, ho continuato sempre a dipingere e a scolpire. Alla fine, ho deciso di lasciare il cinema e dedicarmi alla scultura".
Anche sul grande schermo lei si è sempre legato a figure di grandi artisti, lavorando in film dedicati a personaggi come Antonio Stradivari e, appunto, Salvador Dalì, che hanno vissuto l'arte come modalità espressiva ineludibile: non è possibile disgiungere l'arte dalla vita stessa dell'artista.
"Sì, è così. Il cinema è splendido, ovviamente, ma, sin dall'inizio della mia esperienza cinematografica, mi resi conto che non è l'attore ad avere il totale controllo della creazione che sta nascendo. Realizzare un bel film è molto complesso, tutto deve funzionare, con moltissime persone coinvolte. Io amo avere sempre il controllo della situazione e mi accorsi che nel cinema non riuscivo a ottenere questa condizione. Anche per questo motivo, prediligo altre forme d'arte, come la scultura: se va bene, in questo campo, è grazie a te e, se non va bene, è colpa tua, senza l'intervento di nessun altro, in mezzo".
In particolare, lei oggi si dedica proprio alla scultura.
"Ho iniziato come pittore, anche perché la scultura è complessa e comporta costi. Per i giovani scultori è sempre impegnativo iniziare questo tipo di attività: servono lo studio, i materiali. Se sei uno scultore che scolpisce e fonde in bronzo, servono anche la fonderia e spazi grandi. Ho iniziato a scolpire proprio all'interno della fonderia, non avevo un mio studio e le prime sculture non le realizzavo in bronzo, finché non ho venduto le opere. Le realizzavo in un materiale che sembra bronzo, è come una resina bagnata in polvere di bronzo. Se al cliente piaceva l'opera, gliela fondevo. All'inizio finanziavo la mia carriera di artista con i film che riuscivo a realizzare".
Quali i temi, i messaggi che lei intende veicolare con le sue opere?
"Ci sono tante bellissime cose che si possono dire nel mondo, per questo sono un artista simbolico. Non ho voluto essere un artista astratto, perché a me piace dialogare con le persone, credo che l'arte debba essere un dialogo, non un monologo. Ogni mia scultura ha un tema che cerca di parlare all'universalità: i temi sono l'amore, la vita, la morte. Amo moltissimo la filosofia e molte mie opere provengono da scritti. Quando realizzo una scultura, il processo creativo è quasi sempre lo stesso: scrivo una frase, attraverso le parole riesco a visualizzare la scultura e creo un bozzetto. Inizio a studiare la parte tecnica e poi realizzo l'opera, prima in argilla o plastilina e poi, alla fine, nel metallo, alluminio, bronzo, acciaio o anche in marmo".
Lei spesso dà vita ad opere che divengono di arte pubblica, che vivono spesso negli spazi urbani: è un modo per avvicinare l'arte a tutti ed aumentare il potere divulgativo dei temi e messaggi che lei vuole esprimere?
"Un'opera pubblica giunge ad un numero maggiore di persone. L'opera pubblica è diversa da quella realizzata per una collezione privata, sebbene tutte le mie opere abbiano un messaggio di universalità. Questo è tanto più vero nel caso delle opere pubbliche, per le quali, a mio parere, è necessario siano facili da capire: se vai in piazza e vuoi farti comprendere, ma parli una lingua che capisci solo tu, non avrai un impatto fortemente divulgativo. Questo è il mio punto di vista, s'intende, non vuole essere un modo per imporre la mia visione, ognuno si esprime a seconda della sua sensibilità artistica".
Montecatini Terme è divenuta patrimonio Unesco, noi tutti siamo chiamati a difendere la bellezza dei nostri luoghi, delle nostre città. Secondo lei, come si possono difendere e valorizzare la bellezza, il patrimonio artistico e culturale?
"L'Italia è un Paese unico, dove si esce in piazza e si respira arte. Quando sei in Italia, come artista ti senti piccolo, perché sei circondato da così tanta creatività e bellezza, pensi che non arriverai mai a fare qualcosa di simile. Tutto questo deve essere protetto, la nostra eredità deve essere salvaguardata. Ho realizzato un'opera che si riferiva a questo aspetto e anche al tema del cambiamento climatico e dei suoi effetti; è intitolata «Support», collocata a Venezia: mani che uscivano dal Canal Grande e sostenevano un edificio, Ca' Sagredo, che sono rimaste lì un anno. Purtroppo, poi, sono state tolte, ma non passa giorno, ancora oggi, dal 2018, in cui l'immagine dell'opera non sia condivisa da qualcuno su Instagram. E' diventata un'opera importante, perché, secondo me, ha fatto capire in un modo semplice il messaggio che c'era dietro, cioè che il mondo è nelle nostre mani. Siamo noi quelli che dobbiamo proteggere il mondo, possiamo supportare un mondo più equilibrato e sostenibile".
Parlando dei suoi progetti attuali, di recente lei ha preso parte ad un'innovativa operazione artistica in Egitto.
"Un'esperienza unica. Intanto, non ero mai riuscito ad andare in Egitto e poterlo vedere ha rappresentato la realizzazione di un sogno. Quando sono apparse ai miei occhi le piramidi, dal vero, non in foto o in video, ma nella realtà, ho provato una sensazione incredibile. Davanti alle piramidi, è stata collocata la mia scultura, che non volevo fosse invadente: ho creato un'opera semitrasparente, in rete. La scultura è stata accolta molto bene e, in circa due settimane, abbiamo avuto 500mila visite e un numero elevatissimo di condivisioni sui social media".
In questo momento, invece, è in collegamento dall'Arabia Saudita.
"Sono qui per presentare un'altra opera, a Gedda. In Arabia, tra l'altro, questo fine settimana, per la prima volta, ci sarà la Formula Uno. Poi, saremo a Riyad, per la Biennale dell'arte. Questo Paese mi piace moltissimo. Tra l'altro, io adoro il deserto, sono stato in queste zone, anche in passato, dove, oltretutto, possiamo vivere un bel clima caldo anche in questi giorni".