Roma, 5 novembre 2024 – “Giacomo Puccini è morto ieri a Bruxelles”. È domenica 30 novembre 1924 e la ferale notizia occupa l’intera prima pagina de La Nazione. Per sei decenni la vita del celebre compositore si è intrecciata con quella del quotidiano. Due vite parallele, quasi un parto gemellare, non fosse per i sette mesi di differenza che separano il compositore (Lucca, 22 dicembre 1858) da quella del giornale fondato a Firenze il 19 luglio 1859. Per celebrare questo stretto rapporto, in occasione del centenario della scomparsa di Puccini è stata inaugurata oggi a Roma, presso la Sala del Cenacolo del Complesso di Vicolo Valdina (Camera dei Deputati), la mostra La Nazione di Puccini: Immagini, Luoghi e Suggestioni di un Compositore di Genio, un viaggio unico che ripercorre la vita, le passioni e la creatività di uno dei più grandi compositori italiani.
Nel suo 165° anniversario La Nazione apre i propri archivi per raccontare un Puccini inedito e inaspettato, “la sua dimensione più umana vista attraverso i cronisti del tempo” come ha sottolineato Agnese Pini, direttrice di QN Quotidiano Nazionale, La Nazione, il Resto del Carlino, Il Giorno e Luce!. Un racconto che, all’alba dell’Unità d’Italia, riflette lo spirito risorgimentale della Toscana del tempo. “Un’epoca tumultuosa e affascinante di cui Puccini fu protagonista. Un’epoca, quella a cavallo dei due secoli scorsi, che deve essere ricordata perché rappresenta il germoglio della modernità a cui ancora oggi apparteniamo – ha affermato nel suo intervento il vicepresidente della Camera dei Deputati, Giorgio Mulé –. Non una Belle Époque ma un’epoca bella. Quale miglior tributo per poter omaggiare Puccini, dunque, di questo ricordo documentale e giornalistico: il giornalismo che si fa storia”.
“Oggi – ha affermato Alberto Veronesi, presidente del Comitato Celebrazioni Pucciniane – si inaugura una grande mostra che ripercorre fedelmente le tappe storiche della vita e della carriera del maestro attraverso La Nazione, giornale coevo di Puccini. Non solo i successi personali ma anche i fiaschi, la vita sentimentale, i viaggi”.
Dal 1894, anno della rappresentazione di Manon Lescaut al Teatro Pagliano (oggi Teatro Verdi ) di Firenze, fino al 1927, anno in cui, al Teatro Politeama Fiorentino, fu rappresentata postuma Turandot, la sua ultima opera, la mostra – attraverso riproduzioni di materiali d’epoca provenienti dall’archivio storico de La Nazione – traccia, con 36 pannelli espositivi, un percorso iconografico e documentario dalla giovinezza del Maestro fino alla sua ultima opera, restituendo al visitatore anche frammenti della sua vita privata.
“Questa mostra – ha spiegato il curatore Maurizio Sessa – documenta l’evoluzione, i progressi del maestro Puccini attraverso le pagine de La Nazione che cominciò a seguire questo talento naturale lucchese sin dalle prime prove. L’obiettivo è documentare la presenza di Puccini nella cultura italiana ma anche l’impatto sull’immaginario popolare collettivo. Puccini fu sicuramente un musicista nazionalpopolare, forse questo grande successo non gli è mai stato perdonato. È anche la storia di una grande incomprensione: amato e osannato dalle platee di tutto il mondo e spesso offeso o quantomeno incompreso dagli addetti ai lavori. Oggi abbiamo strumenti critici che ci consentono finalmente di avvicinare questo personaggio molto più complesso di quanto non si creda”.
In mostra, tra i documenti più preziosi, rari e inediti, figurano le riproduzioni delle lettere autografe che Puccini inviò a due dei suoi più cari amici, i nobili toscani marchese Piero Antinori e conte Giuseppe della Gherardesca. “Una straordinaria miniera di informazioni, notizie, aneddoti, ma anche lo specchio dello stato d’animo del Maestro, a volte tormentato e irrequieto, altre volte sereno e incline a una sottile ironia” si legge nel contributo fornito alla mostra dal nipote Piero Antinori. Ironia ben rappresentata dalle due “lettere rebus“ inviate al conte della Gherardesca, lettere indovinello non sempre di semplice soluzioni che Puccini si divertiva a scrivere la notte, dopo aver composto.
Dopo la tappa romana – fino al 14, ingresso gratuito – la mostra proseguirà il suo percorso nelle città (a partire da Lucca e Firenze) che hanno segnato la crescita artistica e personale di Puccini.