MICHELE BRANCALE
Cultura e spettacoli

Papa Francesco oltre la malattia del mormorio e dell'offesa

Considerazioni su 'Mi volevano morto' di Gavino Pala

La copertina del libro di Gavino Pala

La copertina del libro di Gavino Pala

Firenze, 18 agosto 2024 - L'espressione “mi volevano morto” di Papa Francesco, riferita ai detrattori interni che volevano indebolirlo insinuando fragilità fisiche e ridurre, anche così, la portata del suo messaggio, può essere più correttamente intesa come “mi credevano moribondo”. Nel luglio del 2021, infatti, Bergoglio aveva subito un intervento al colon. Subito partirono notizie di presunte dimissioni perché il Papa era “gravemente ammalato” e Francesco le rispedì ai mittenti. A Bratislava, alle 17.30 del 12 settembre di quello stesso anno, durante una visita pastorale in Slovacchia, i gesuiti della regione gli chiesero per cortesia “Come sta?" e Bergoglio rispose in modo sorprendente: "Ancora vivo. Nonostante alcuni mi volessero morto. So che ci sono stati persino incontri tra prelati, i quali pensavano che il Papa fosse più grave di quel che veniva detto. Preparavano il conclave. Pazienza! Grazie a Dio, sto bene...". "Io personalmente posso meritarmi attacchi e ingiurie perché sono un peccatore, ma la Chiesa non si merita questo: è opera del diavolo. Io l'ho anche detto ad alcuni di loro". Nel libro 'Mi volevano morto. Papa Francesco alle prese con i suoi detrattori' (ed. San Paolo), Gavino Pala, che ha presentato il volume anche a Firenze, esplora gli effetti di una comunicazione rivolta principalmente alla Chiesa e la sua ricaduta in termini mediatici. In questo senso offre una bussola di riferimento per decifrare quel che ci arriva sul Papa e sui grandi filoni del suo Pontificato, non tutti recepiti sotto il profilo del rilievo giornalistico (come ad esempio la ricezione del messaggio del Papa e del suo manifesto programmatico 'Evangelii Gaudium'). Nella prefazione Marco Impagliazzo individua una novità di fondo: “Francesco ha liberalizzato l'opinione pubblica nella Chiesa, tanto da essere attaccato da cardinali e vescovi”. Nonostante le difficoltà, “il Papa resta sereno – come ha dichiarato più volte a vari interlocutori – e continua con coraggio il suo ministero”. Non tutti amano la “Chiesa in uscita”, mettere i poveri al centro, individuare strade per la pace e l'ecologia, la “tensione all'unità tra i popoli”. Si è sviluppata la malattia del mormorio o dell'attacco gratuito, che sottintende altro. Più in generale tra il martello dell'ultraliberismo e quello dell'estremismo di sinistra, che intingono entrambi a forme di laicismo esasperato o di religiosità strumentalizzata, la semplificazione avvelena la comunicazione e la comprensione. Va considerato che la figura del Papa è più percepita come soggetto mentre quella della Chiesa più come oggetto di giudizio anche attraverso derive di razzismo culturale. “Viene da chiedersi – osserva ancora Impagliazzo - se le freddezze o le ostilità verso di lui non provengano da un rigetto di fondo della sua visione: quella di una globalizzazione umana e spirituale in un mondo che invece è unificato solo da un punto di vista finanziario e mediatico, ma in realtà diviso e spietato”. Le tensioni armate del nostro presente ci interrogano anche su questo. Michele Brancale