MICHELE MANZOTTI
Cultura e spettacoli

Sanremo 2022, le pagelle dopo la serata delle cover

Elisa e La Rappresentante di Lista danno spettacolo. Bene anche Truppi e Capossela. Delusione Emma-Michielin

Giovanni Truppi e Vinicio Capossela a Sanremo (Ansa)

Sanremo, 4 febbraio 2022 - Ecco le nostre pagell​​​e della quarta serata dedicata alle cover. I voti non prendono in considerazione le esibizioni delle serate precedenti con le canzoni in gara.

Noemi – You Make Me Feel Like a Woman (di Aretha Franklin, scritta da Carole King). Questa era una prova ardua, che la cantante affronta anche al pianoforte. Che dire? Aretha puntava sulla potenza vocale, lei non può farlo. Almeno ha scongiurato l'effetto piano bar, ma non raggiunge la sufficienza. Così così 5 e mezzo

Giovanni Truppi – Nella mia ora di libertà (di Fabrizio De André) con Vinicio Capossela e Mauro Pagani. Siamo di parte perché amiamo De André (che non amava il festival) e perché Truppi è un cantautore di razza. Il modello è inarrivabile, d'accordo. Però ascoltare Faber nella tana del lupo non ha prezzo, e l'arrangiamento orchestrale è azzeccato. Evviva 8 e mezzo

Yuman – My way (di Frank Sinatra) con Rita Marcotulli. Il ragazzo innamorato del soul vuole misurarsi con "The voice" evitando di prendere di petto l'originale, ma accarezzando la linea melodica come se fosse in un club. Marcotulli al piano è una garanzia che va oltre il jazz che pratica ogni giorno e l'orchestra va a nozze con questo brano. Thank you 8 (Marcotulli 10 sempre!)

Le Vibrazioni – Live and let die (di Paul McCartney) con Sophia dei The Giants e Peppe Vessicchio al pianoforte. Ah, che bello sentire un brano di 007 che Paul McCartney ama talmente da mettere sempre nella scaletta dei suoi concerti (con effetti di fumo e fiamme). La Gibson di Francesco Sarcina plana sul tema e Sophie Scott si diverte, W Roger Moore (protagonista di Live and Let Die) 8

Sangiovanni – A muso duro (di Pierangelo Bertoli) con Fiorella Mannoia. Due mondi e due generazioni diverse, ma mentre Mannoia è un pesce nell'acqua, Sangiovanni che fa Bertoli annaspa a galla nonostante tutta la buona volontà. Studiare! 5

Emma e Francesca Michielin  – Baby one more time (di Britney Spears). Non basta essere brave interpreti e trasformare il pezzo pop in una sorta di inno con archi in bella evidenza. E' una visione che nulla aggiunge al brano, ma anzi toglie freschezza al primo successo della Spears. Che noia 4 e mezzo

Gianni Morandi e Jovanotti – Medley con Mousse T. Morandi canta Jovanotti e viceversa in uno scambio di convenevoli musicali. Lorenzo da Cortona è arrivato poche ore prima a Sanremo e si sente che le prove sono state ben poche. Mousse T che dirigeva l'orchestra ci ha messo un po' del suo, ma alla fine rimane un retrogusto di incompiuto. SoloperlosforzodiMorandi 6 meno meno

Elisa – What a feeling (di Irene Cara). Arriva con una ballerina-coreografa di classe come Elena D'Amario che aggiunge un grande valore a un'interpretazione già di per sè eccelsa. Il brano di Flashdance (supportato dagli auguri video di Giorgio Moroder da Los Angeles), cantato in un inglese impeccabile, vola alto nella stratosfera. Classe pura 9 e mezzo

Achille Lauro – Sei bellissima con Loredana Bertè. Lui, trainato da una tigre del palcoscenico, una volta tanto si libera dalle tante idee confuse che lo caratterizzano. Vocalmente non è il massimo (poi c'è un confronto impietoso con la Bertè), ma almeno non è insopportabile anche se paravento. Scelta giusta 6

Matteo Romano – Your song (di Elton John) con Malika Ayane. Questo è un capolavoro di brano che il giovane finalista affronta anche al pianoforte. In questo caso è stato meglio lui della collega dalla maggiore esperienza  E' entrato nel pezzo con umiltà e senza la pretesa di emulare Reginald Dwight. Bravo 7 

Irama – La mia storia tra le dita (di Gianluca Grignani) con Gianluca Grignani. Il cantante apuano ha spiegato di essere un fan di Grignani e se questo era il suo sogno si è realizzato. Il risultato è buono, più per Irama che per Grignani che ha avuto la tendenza al cazzeggio. Saggezza & follia 6 e mezzo

Ditonellapiaga e Rettore – Nessuno mi può giudicare (di Caterina Caselli). Ritmo nella loro canzone in gara e di conseguenza ritmo nella cover. Ma qui la versione è troppo accademica, senza la rabbia dell'originale. Si può dare di più 5 e mezzo

Iva Zanicchi – Canzone (di Don Backy e Detto Mariano nella versione di Milva). Tuffo nei Sessanta di una cantante che quell'epoca ha vissuto in prima persona. L'aquila di Ligonchio passa l'esame a pieni voti, evitando le trappole che si insidiano nelle note alte. E anche l'arrangiamento con momenti rock le si addice. Chi l'avrebbe dettto? 8

Ana Mena – Medley con Rocco Hunt. Se mi lasci non vale, Figli delle stelle, Il mondo. Titoli diversi fra loro per stile, anni, interpreti. La cantante spagnola fa così la sua dichiarazione d'amore all'Italia. E' il primo brano (scritto da Luciano Rossi e portato al successo da Julio Iglesias) che la vede più sicura. Rocco Hunt fa un po' di rap sul brano di Alan Sorrenti. Esibizione che non rimane nella storia. Prescindibile 5

La Rappresentante di Lista – Be my baby (di The Ronettes) con Cosmo, Margherita Vicario e Ginevra. Omaggio doveroso alla grande Ronnie Spector scomparsa un mese fa e alle sue Ronettes. L'arrangiamento è di grande efficacia, non rinnega lo stile dei Sessanta ma lo sa attualizzare. Sul palco ci si diverte, poi Veronica Lucchesi è sempre più prima donna. Il beat di oggi 9 e mezzo

Massimo Ranieri – Anna verrà (di Pino Daniele) con Nek. Siamo ammirati dalla classe di Ranieri, già dall'attacco del brano. Nek fa il suo dovere, ma a nostro parere non entra in modo completo nello spirito del brano. Il quale ha una poesia particolare all'interno della già poetica produzione di Pino Daniele. Sì e no 6 e mezzo

Michele Bravi – Io vorrei, non vorrei ma se vuoi (di Lucio Battisti). Altra canzone da trattare con cura, e lo si capisce subito dall'attacco vocale che non fa presagire niente di buono. Un po' si riprende, confortato anche dalla buona versione orchestrale, ma la scalata è troppo ardua. Coraggioso, ma... 5 e mezzo

Mahmood e Blanco – Il cielo in una stanza (di Gino Paoli). La versione è accettabile e i due puntano sulla loro affinità vocale che li ha caratterizzati nella canzone in gara. Il classico dei classici si ascolta così con piacere mentre i due si esercitano per la finale. Riscaldamento 6 e mezzo

Rkomi – Medley Vasco Rossi  '80 con Calibro 35 Fegato spappolato, Deviazioni, Cosa succede in città sono i brani del Blasco scelti da Rkomi che alla fine perde l'intonazione, Però accanto a lui ci sono eccellenti musicisti, tra questi Enrico Gabrielli che si esibisce in un momento flautistico alla Ian Anderson. Voce Vs strumenti 5-8

Aka7even – Cambiare (di Alex Baroni) con Arisa. E' stato giusto ricordare un musicista che se ne è andato troppo presto, e in fondo il giovane finalista e la veterana del festival ci mettono tuttto loro stessi per valorizzare un brano ben scritto e adattissimo per il palco dell'Ariston. Coppia in forma 7

Highsnob e Hu – Mi sono innamorato di Te (di Luigi Tenco) con Mr Rain. Tenco e Sanremo, un binomio esplosivo per ogni musicista che lo affronti. I due rispettano un brano tra i più belli del cantautore scomparso tragicamente nel 1967, proprio durante il festival. Il rap di Mr Rain all'inizio e alla fine non aggiunge molto ma non è nemmeno fuori contesto. Ordinati 6

Dargen D'Amico – La bambola (di Patty Pravo) . Come abbiamo già capito durante la gara, D'Amico tende a divertirsi oltre che a divertire. Con la sua canzone va bene, ma qui non porta valore aggiunto a un brano simbolo della giovanissima Patty Pravo. Forse perché alla fine i due mondi non sono così vicini. Polveri bagnate 5 e mezzo

Giusy Ferreri – Io vivrò senza te (di Lucio Battisti) con Andy dei Bluvertigo. La vocalità della cantante è agli antipodi di quella essenziale e riconoscibile di Lucio Battisti. E anche se comprende il brano non riesce a faro suo proprio per il suo modo di interpretare ogni titolo che le viene affidato. Qualche volta va bene, qualche volta no. Come in questo caso, Niente da fare 5 

Fabrizio Moro – Uomini soli (dei Pooh). Forse non la sua migliore interpretazione, con qualche pecca alla voce, Però sente il brano, nato per quel palco dove lui è di casa. E così porta a casa una prova soddisfacente con l'orchestra che lo asseconda molto bene. Professionale 6

Tananai – A far l'amore comincia tu (di Raffaella Carrà) con Rose Chemical. Dal Sesso occasionale, titolo del brano in gara, a un altro pezzo dal titolo esplicito. Manca l'allegria e l'ironia dell'indimenticabile Raffa e anche l'accompagnamento appare sotto tono. Anche qui niente da fare 4 e mezzo