
Shin'ya Tsukamoto
Firenze, 11 marzo 2025 – "La metamorfosi dell'immagine: questo è avvicinarsi alla verità". La mutazione dei corpi e il caos della psiche, l'alienazione urbana e l'irruzione violenta della tecnologia: è da sempre una distopia fragile e metallica il cinema di Shin'ya Tsukamoto; fragile come l'animo umano, metallica quanto gli oggetti che si mescolano con le carni dei personaggi. Tra Futurismo e Surrealismo, Jean Cocteau visto attraverso Cronenberg e letto da Burroughs e Ballard: sono solo alcune delle coordinate culturali per capire la poetica di uno dei registi più visionari e controversi emersi sulla scena giapponese degli ultimi trent'anni.
Maestro del cyberpunk in salsa nipponica, in occasione del sessantacinquesimo compleanno il Cinema La Compagnia ha deciso di dedicare dal 13 marzo un'ampia retrospettiva di nove appuntamenti al suo originalissimo percorso autoriale: dal body horror al noir, dal cappa e spada al dramma romantico ed erotico, il viaggio nella parabola artistica ed intellettuale di Tsukamoto non può prescindere dai motivi stilistici che caratterizzano la sua filmografia. A partire dall'uso dello stop motion, che scandisce i movimenti accelerati di persone e oggetti all'interno dello spazio urbano, a quello insistito della steadicam, funzionale ad immedesimare lo spettatore nel punto di vista dei personaggi attraverso carrellate fluide e stranianti.
Il montaggio concitato e violento e la fotografia glaciale ed evocativa fanno da sfondo subliminale e inquieto alle continue trasformazioni fisiche e psicologiche degli esseri umani, canne fragili esposte al vento travolgente delle proprie pulsioni interne e a quello centrifugo delle macchine: dall'invasione tecnologica angosciante e deformante del dittico "Tetsuo: The iron man" (1990) e "Tetsuo II: Body Hammer" (1992), alla spirale di violenza autodistruttiva ed erotismo liberatorio di "Tokyo Fist" (1995), "A snake of June" (2002).
Ma la vulnerabilità umana viene raccontata anche nei ritratti crudi e poetici di "Vital" (2004), "Kotoko" (2012) e "Zan - Killing" (2018), che esplorano il confine labile tra sanità e follia, scienza e spiritualità, desiderio di pace e obbligo di combattere. Fino al recente "Hokage - Ombra di fuoco" (2023), ambientato nel Giappone post-bellico, dove risuona ancora il grido di dolore di un'umanità intrappolata nella coazione a ripetere la violenza praticata e subìta.