Il giorno dopo l’incontro deludente al ministero delle Imprese e del Made in Italy, la preoccupazione per il destino dello stabilimento senese di Beko è se possibile ancora maggiore. Nell’incontro con il ministro Urso i rappresentanti dell’azienda non hanno mai apertamente pronunciato la parola "chiusura", ma senza girarci troppo intorno - dopo un’indigestione di cassa integrazione che dura ormai da troppo tempo - il timore dei sindacati è quello, con il conseguente rischio per 299 lavoratori del sito ex Whirlpool (oltre a quelli di Comunanza, Ascoli Piceno, e Cassinetta, Varese).
Per questo è stato indetto uno sciopero nazionale di quattro ore per lunedì, che prevederà anche assemblee davanti ai cancelli all’inizio dei due turni: dalle 5,55 alle 7,55 e dalle 15,15 alle 17,15, con le altre due ore di astensione dal lavoro alla fine di ogni turno. Ieri il sindaco Nicoletta Fabio, ribadendo la "preoccupazione per trecento famiglie", ha rivelato di aver ricevuto una lettera a firma dei vertici di Beko Europe, che dichiara la volontà di collaborare con le istituzioni nazionali, regionali e locali per tracciare un percorso trasparente e costruttivo".
Già, ma quale percorso? "Se ci sono investimenti e un progetto se ne può ragionare insieme. Viceversa, se fossimo di fronte a un’operazione di tipo speculativo, allora non ci stiamo e faremo di tutto per non consentirlo", commenta Valerio Fabiani, consigliere del presidente Giani per le crisi aziendali.
"Temiamo che si profili la più grande crisi occupazionale per Siena", sostengono i sindacati di categoria di Cgil, Cisl, Uil, invocando l’intervento del Governo per l’utilizzo del Golden power a difesa degli stabilimenti italiani. Uno scenario su cui batte duro Emiliano Fossi, segretario del Pd toscano: "La riunione al ministero è andata nel peggiore dei modi, ma purtroppo si tratta di un fallimento ampiamente annunciato. Da mesi chiedevamo al governo Meloni di intervenire per salvaguardare gli stabilimenti italiani, ma abbiamo sempre ricevuto vaghe promesse e timide rassicurazioni".
Il prossimo incontro al ministero è fissato per il 20 novembre. Si arriverà a quella data sulla scorta, sostengono i sindacati, della "mancate risposte e rassicurazioni e delle gravi e preoccupanti affermazioni della multinazionale che non lasciano presagire nulla di positivo" e dello sciopero indetto per la giornata di lunedì