Monica Pieraccini
Economia

Carburanti, prezzi in calo anche in Toscana: benzina a 1,7 al litro. Ecco perché

Valacchi (Faib Firenze): “Situazione geopolitica leggermente più stabile, barile giù”

Prezzi carburanti in calo anche in Toscana

Prezzi carburanti in calo anche in Toscana

Firenze, 22 aprile 2025 - In Toscana i prezzi dei carburanti sono in netta discesa. Secondo i dati pubblicati sul sito del ministero, aggiornati al 22 aprile, la media della benzina in modalità self si attesta nella regione intorno a 1,7 euro al litro, mentre il gasolio è sceso a circa 1,6. Sono valori che riportano la memoria a oltre tre anni fa: non si vedeva un prezzo così basso dall’ottobre 2021, fatta eccezione per i mesi in cui era attivo lo sconto sulle accise. Anche i prezzi medi nazionali a livello servito sono in calo, con benzina a 1,8 euro al litro e diesel a 1,7.

Perché il prezzo della benzina scende

“Stiamo attraversando una fase in cui i principali fronti di crisi internazionale si sono leggermente stabilizzati – spiega Federico Valacchi, presidente di Faib Confesercenti Firenze –. La guerra in Ucraina ha rallentato nella sua intensità e la tensione nella Striscia di Gaza, pur restando elevata, si è stabilizzata. Questi elementi influenzano direttamente il costo del petrolio, che in questo momento è tornato su livelli contenuti”.

Il prezzo del barile di Brent, valore di riferimento europeo, è infatti sceso nei giorni scorsi sotto i 65 dollari, toccando quota 64,5 per la prima volta dall’agosto 2021. Anche il West Texas Intermediate (Wti), riferimento americano, ha subito un calo dell’8,4%, attestandosi intorno ai 61 dollari al barile.

Nella giornata del 22 aprile il barile ha recuperato, attestandosi a quasi 66,7 dollari, ma resta su livelli molto più bassi rispetto ai picchi di gennaio 2025, quando aveva superato gli 82 dollari. Questo si riflette positivamente sui prezzi alla pompa.

Le previsioni per il 2025: petrolio in media a 73 dollari

Un andamento che però non sarà per sempre. La situazione geopolitica internazionale resta incerta e il prezzo del petrolio tornerà probabilmente a salire, anche se non ai livelli del 2024. Secondo gli analisti di Wood Mackenzie, fornitore globale di dati e analisi per la transizione energetica, nel 2025 il prezzo del petrolio Brent si attesterà in media a 73 dollari al barile, in calo di 7 dollari rispetto al 2024. La revisione al ribasso è legata a una combinazione di fattori: aumento della produzione da parte dei paesi non Opec, politiche tariffarie meno aggressive del previsto e una crescita economica globale più lenta del previsto (stimata al 2,8%).

Secondo gli analisti, mentre la domanda globale aumenterà di circa 1,1 milioni di barili al giorno, la produzione crescerà di almeno 1,4 milioni, superando così la domanda e mantenendo il mercato ben fornito.

Anche le stime di Goldman Sachs confermano la tendenza: per il 2025 le previsioni sono di 69 dollari al barile per il Brent e 66 per il Wti, valori rivisti al ribasso di circa 5-6 dollari rispetto alle stime di dicembre scorso. Ci sono però delle incognite che potrebbero incidere sul prezzo del petrolio e quindi sui carburanti. Ad esempio eventuali nuove tensioni internazionali, decisioni dell’Opec su tagli o aumenti di produzione, andamento dell’economia globale e politiche energetiche Usa (dazi, sanzioni, Iran).

Contratti dei benzinai: “Serve chiarezza e rispetto delle regole”

Mentre i consumatori beneficiano dei prezzi più bassi alla pompa, sul fronte dei gestori degli impianti di carburante è aperta al tavolo nazionale la questione che riguarda i contratti con cui le compagnie petrolifere affidano la gestione degli impianti, spesso con formule che, secondo le associazioni di categoria, non garantiscono diritti e tutele sufficienti ai lavoratori coinvolti.

“Stiamo cercando un’intesa con il governo, Assopetroli e Unione petrolifera per una riforma complessiva del settore – spiega il presidente di Faib Confesercenti Firenze –. Il tema centrale è che molti dei contratti attualmente imposti dalle compagnie, come quelli d’appalto, molto diffusi anche in Toscana, non sono stati condivisi con le organizzazioni di categoria. In alcuni casi si tratta di rapporti subordinati a partita Iva, che nel nostro Paese sono illegali”.

Un tema su cui recentemente si è espresso anche il Tribunale di Torino, con una sentenza (n. 3313/2024 del 13 gennaio 2025) che potrebbe fare scuola. Nel caso in questione, un ex gestore di un impianto aveva contestato il contratto di appalto firmato con la compagnia, sostenendo che in realtà il rapporto fosse di tipo subordinato. Il giudice ha accolto la tesi.

La sentenza ha riconosciuto l’esistenza di un rapporto di lavoro subordinato a tempo pieno e indeterminato, condannando la società al pagamento delle differenze retributive, al risarcimento del danno e alla reintegrazione del lavoratore.