Stefano Vetusti
Economia

Cottarelli, un piano per ricominciare: investimenti pubblici e meno burocrazia

Le proposte dell’economista per tornare a crescere rapidamente una volta finita l’emergenza sanitaria. "Con i 240 miliardi di finanziamenti della Bce l’Europa ci sta già dando un grande aiuto: sfruttiamolo"

L'economista Carlo Cottarelli

Firenze, 14 aprile 2020 - L’economista Carlo Cottarelli esamina le misure prese dal governo per combattere la crisi economica provocata dal virus e volge lo sguardo al domani.  

Professor Cottarelli, una volta superata la tempesta sanitaria quale è la ricetta per far ripartire la crescita dell’economia? "La nostra illusione adesso è quella di poter tornare come eravamo prima. Invece quando ripartiremo bisognerà cercare di andare meglio di come andavamo prima, anche perché la nostra crescita era già debole. Bisogna sfruttare questa occasione per sistemare i tanti problemi che già avevamo".  

Cioè? "Ridurre la burocrazia, ad esempio, sarebbe un passo avanti essenziale per far ripartire gli investimenti pubblici che io vedo al centro, in questa fase, della ripresa dell’attività economica. Quando torneremo al lavoro ci sarà la necessità, da parte dello Stato, di dare una spinta alla domanda aggregata. E qui ci sono due teorie. Una è quella dell’helicopter money, cioè soldi distribuiti a elicottero. Magari servirà anche questa ma puntare tutto su questo credo sia sbagliato".  

Perché? "Perché c’è il rischio che la gente, la classe media in particolare, in una situazione di incertezza non spenda questi soldi, non alimenti quindi i consumi come si vorrebbe. Perciò dovremo puntare sugli investimenti pubblici. Quindi cogliamo questa opportunità, ora che i finanziamenti ci arrivano abbastanza facilmente dalla Banca centrale europea (Bce), per fare un piano di investimenti pubblici. Il problema semmai sarà farli rapidamente. E qui, appunto, si deve affrontare il nodo della burocrazia, che frena il settore pubblico e quello privato. Questo sarà fondamentale per il rilancio dell’economia italiana".  

Come giudica l’azione del governo finora? "Il governo non si è mosso male. Semmai, ci stiamo muovendo lentamente, anche se questa è una situazione molto difficile, che ha davvero colto impreparati tutti i Paesi. Comunque l’impressione è che a livello economico altri Paesi si siano mossi più rapidamente di noi".  

Come mai? "In parte perché possono farlo più a cuor leggero, non avendo un debito pubblico elevato come il nostro. Noi siamo stati frenati dal fatto che avevamo un debito pubblico molto alto. E in parte dalla nostra strutturale lentezza nel fare le cose".  

Gli industriali chiedono di riaprire le fabbriche alla svelta. "Bisognerà tornare al lavoro, gradualmente, e farlo abbastanza presto. È chiaro che il danno per l’economia è molto pesante. Noi e la Spagna siamo i Paesi che hanno chiuso di più. Ciò che preoccupa in particolare è se le imprese riusciranno a recuperare le quote di mercato che avevano prima della crisi".  

Che cosa si poteva fare e non è stato fatto? "Forse sarebbe stato utile intervenire a marzo con il pacchetto di aprile, la liquidità per le imprese".  

Chi paghera il prezzo più alto in questa crisi? "Una perdita di reddito ci sarà per tutti. Ma a pagare di più saranno coloro che anche prima erano in sofferenza, penso ai disoccupati".  

L’Europa è impietosa con l’Italia? "La prima cosa di cui tener conto è che il sostegno principale ce lo sta dando una istituzione europea, la Bce, e si tratta di un aiuto enorme, con acquisti di titoli pubblici italiani, in questo 2020, per 240 miliardi. Valutiamo l’impatto di ciò in prospettiva. Quest’anno supponiamo che il deficit pubblico salga anche fino al 10% del Pil, quindi sono circa 170-180 miliardi. La Bce ne finanzia 240, vuol dire cioè che ci finanzia tutto il debito del 2020 e resta qualcosa per assorbire i titoli di stato che già erano in circolazione. I 240 miliardi sono circa il 14% del Pil. Sapete quanto era il Piano Marshall nel dopoguerra, visto che molti dicono che ci vorrebbe il piano Marshall?".  

Prego... "Era intorno al 9,5% del Pil, erogato in 5 anni. Qui riceviamo dalla Bce il 14% del Pil in un anno! E’ vero che il piano Marshall era un regalo e questo è un prestito. Ma l’impatto della Bce è enorme, di fatto l’Italia il Piano Marshall ce lo ha già. Questo non è stato percepito forse perché non lo si voleva far percepire".  

Germania e Olanda non vogliono gli eurobond... "Questo maxi finanziamento della Bce in qualche modo rende anche meno urgente la questione eurobond che credo siano comunque utili, perché sarebbero un simbolo, un segnale ai mercati europei: cioè che l’Europa si muove insieme".  

Lei si sente di escludere una patrimoniale nel 2021? "Guardi, il nostro debito è vero che aumenta ma è tutto nelle mani della Bce. In termini di sostenibilità del debito la situazione per l’Italia non peggiora. L’intervento della Bce è così forte che la parte di debito detenuta dai mercati quest’anno si riduce. Il che rende meno urgente l’eventuale preoccupazione di dover fare una patrimoniale".  

Questa valanga di liquidità pone un rischio inflazione? "Il rischio c’è ma di fronte al pericolo di un crollo completo dell’economia italiana preferisco prendermi il rischio inflazione".  

In presenza di sussidi statali a pioggia c’è il rischio che ne approfitti anche chi non ha subito perdite? "Certo, per questo è importante richiamare anche la coscienza dei singoli. Chi può pagare le tasse ora ad esempio lo faccia lo stesso, non approfitti del fatto che può rinviarle di mesi". © RIPRODUZIONE RISERVATA