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Latterie, edicole e botteghe. Negozi chiusi in Toscana: chi soffre di più e dove

In dieci anni chiuse oltre 8.400 attività. I piccoli centri i più colpiti, con la scomparsa di botteghe, edicole e negozi di alimentari

La mappa dei negozi chiusi

La mappa dei negozi chiusi

Firenze, 4 marzo 2025 – Sono 201 su 273 i comuni in Toscana colpiti dalla desertificazione commerciale. Tra il 2014 e il 2024, i negozi sono spariti soprattutto dai comuni più piccoli, entro i 50mila abitanti, nei quali si sono persi in un anno il 40% delle attività commerciali e dei servizi. I comuni medio-grandi, tra 50mila e 250mila abitanti, hanno invece detto addio al 13,5% delle attività del terziario. In linea Firenze, con un -13,4%. I dati arrivano dall’Ufficio economico e dal Centro studi di Confesercenti, secondo cui negli ultimi dieci anni in Toscana oltre 200 Comuni sono stati colpiti dalla desertificazione commerciale, 1,3 milioni di toscani non hanno più accesso ai servizi di base e 8.474 attività al dettaglio sono state chiuse.

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La popolazione toscana, 3,6 milioni di abitanti nel 2023, è diminuita del 2% rispetto al 2014, con un calo più marcato nei micro-comuni con meno di 5mila abitanti (-6%) e nei comuni tra 10mila e 15mila abitanti (-2,5%). Contestualmente si è registrata una perdita di importanti servizi come sportelli bancari, distributori di carburante e altri ancora. Tra i 201 comuni interessati dal processo di desertificazione, 84 hanno visto la sparizione di una sola attività di vicinato, 73 di due.4.

I settori più colpiti dalla desertificazione

Negli ultimi dieci anni nei micro-comuni le latterie sono dimezzate, sono spariti quasi il 45% dei negozi di elettronica e elettrodomestici, ma anche quelli di abbigliamento per l'infanzia (-39%). Addio anche al 34% delle edicole, al 36% dei negozi di bevande, a quasi il 32% degli ortolani e al 28% dei distributori di benzina. Sempre più difficile trovare macellerie (-22,4%) e ferramenta (-20,4%). I minimarket sono calati del 24,5%, mentre gli empori del 16,7%. Resistono meglio tabaccherie e rivendite di generi di monopolio (-7,3%, ma nei restanti micro-comuni d’Italia la rete è più resiliente) e librerie (-7,7%), ma la rete è ormai ridotta ai minimi termini: nei comuni considerati sono rimasti solo 12 punti vendita, meno di uno ogni 22mila abitanti. Stabili, invece, le pescherie, anche se il numero delle attività è chiaramente insufficiente ai servizi della popolazione residente, con meno di una pescheria ogni 15mila abitanti.

Tendenze positive sono invece quelle delle panetterie (+33,3%) e dei negozi di abbigliamento per adulti (+34,2%). Si tratta, però, dell’effetto di una dinamica di sostituzione: le tre panetterie in più scontano la perdita di 41 forni (-18,5%) in dieci anni, mentre la crescita dell’abbigliamento per adulti (+27 imprese) è resa negativa dal calo delle altre categorie specializzate della moda, con la perdita di 31 imprese tra abbigliamento per bambini, negozi di biancheria e calzature nello stesso periodo.

«La desertificazione commerciale - commenta Nico Gronchi, presidente di Confesercenti Toscana - sta portando pesanti conseguenze socioeconomiche, dalla perdita di posti di lavoro, alla diminuzione della qualità della vita nelle aree colpite fino ad una trasformazione profonda dei luoghi di vita, ma la consapevolezza diffusa del valore del commercio, turismo e servizi e della funzione sociale di queste attività, spesso incardinate nel cuore delle nostre città, ha portato ad una serie di scelte che hanno come obiettivo quello di invertire il trend di trasformazione e desertificazione in atto: dallo Small Business Act, alla Giornata europea del commercio di prossimità, dal disegno di legge sulle Pmi, fino alla legge sulla Toscana diffusa».