Firenze, 5 dicembre 2024 – Si ferma l’economia toscana, cala il potere d’acquisto del salario ma non i profitti dei ‘padroni’. E’ la foto dell’Istituto di ricerche economiche e sociali della Toscana che ha presentato lo studio “La Toscana e le sue Province” (a cura del ricercatore Roberto Errico e del presidente Maurizio Brotini), nella sede della Cgil regionale. I dati presentano la situazione economica con approfondimenti provincia per provincia. E mettono in evidenza gli effetti negativi della manovra: sulla sanità tra 2024 e 2030 verranno a mancare risorse per 1,5 miliardi di euro, si rileva una riduzione della dotazione di spesa corrente pari ad 85 milioni di euro tra 2024 e 2029 per i comuni toscani (per i quali c’è una riduzione del turn over del 25%), arriva l’obbligo di accantonamento di parte delle risorse per coprire i disavanzi (impatto in 5 anni di almeno 250 milioni di euro di investimenti in meno per i comuni).
Il quadro sul lavoro è a tinte fosche, si regista un aumento delle ore di cassa integrazione quasi doppio rispetto al 2023, calano produzione industriale e addetti industria, pil fermo, i nuovi occupati sono perlopiù precari.
I redditi crescono ma sotto la soglia dell’inflazione; dando un’occhiata ai territori la costa continua a soffrire coi tassi di disoccupazione più alti e la crescita di Firenze rallenta.
“I dati – ha detto il presidente di Ires Toscana, Maurizio Brotini – confermano che si riduce l’occupazione nei settori industriali (a rischio la vocazione manifatturiera della Toscana), cresce in maniera insostenibile il terziario povero, arretra il lavoro pubblico, si mantengono i profitti anche nei settori industriali e non vengono redistribuiti né in occupazione, né in salari né in investimenti. Dovrebbe preoccupare tutti che il 71% delle ore lavorate totali sono nei servizi, solo il 19% nell’industria e anche il 6% nelle costruzioni vede un arretramento. Per il 2025 stimiamo il consolidamento di queste tendenze negative”.
Il dato che più preoccupa è la cassa integrazione. Solo da gennaio a settembre oltre 23 milioni le ore concesse tra ordinaria e straordinaria, furono quindici milioni nel 2023. Calano sia la produzione industriale sia il numero degli addetti dell’industria; gli occupati crescono ma perlopiù si tratta di contratti stagionali o a termine, mentre calano gli indeterminati; aumentano gli investimenti, grazie ai fondi Pnrr, ma in misura minore rispetto al dato nazionale perché latitano quelli privati. “Il lavoro che c’era è sfregiato – ha detto il segretario regionale della Cgil, Rossano Rossi - quello che arriva è precario. Questi dati economici ci lasciano molto preoccupati e rafforzano le ragioni per cui abbiamo fatto uno sciopero generale venerdì scorso. Dati che si sommano a un quadro che ci racconta di crisi aziendali paurose, crisi della moda, crisi dell’automotive. Rischiamo di perdere il tessuto industriale toscano, che è sempre stato motore di sviluppo per la nostra regione”,