FABRIZIO MORVIDUCCI
Economia

L’economia toscana. Esportazioni e turismo ok ma la stagnazione fa paura

L’andamento del Pil resta positivo, secondo il Rapporto Irpet: +0,6% per il ’24 e +0,8% per il ’25. Il quadro internazionale, sempre più fragile e incerto, fa perdere slancio alla crescita

I dati sull'economia toscana

I dati sull'economia toscana

Firenze, 11 febbraio 2025 – Toscana, tiene l’economia, ma le incertezze internazionali ne frenano la crescita. E’ il quadro che emerge dal rapporto Irpet 2024, presentato ieri in Regione alla presenza del direttore dell’istituto, Nicola Sciclone e del presidente della Regione, Eugenio Giani. L’andamento del Pil resta positivo, ma ci sono timori sul futuro: dai conflitti in corso all’ipotesi dell’imposizione dei nuovi dazi dagli Stati Uniti. Questioni che pesano sul quadro complessivo, che vede esaurirsi il boom post pandemia. E ovviamente la crisi del comparto della moda, bilancia in negativo le buone performance del turismo (ma solo quello di lusso e quello mordi e fuggi), costruzioni, agricoltura.

«Le variabili internazionali pesano – ha detto il direttore Irpet, Nicola Sciclone - chiudiamo il 2024 con una variazione di pil dello 0,6%, questo per il venir meno del bonus per le ristrutturazioni edilizie e il calo degli investimenti in macchinari per l’incertezza del quadro internazionale. A questo vanno aggiunte anche le difficoltà delle famiglie che ancora non hanno completamente recuperato il potere d’acquisto dopo l’impennata inflazionistica. Tutto questo quindi comporta un riallineamento al potenziale di crescita di lungo periodo intorno all’1%. Stiamo tornando alla fase di normalizzazione. E la Toscana ha dimostrato una capacità di tenuta economica nonostante pressioni ed eventi che hanno naturalmente colpito minacciato il proprio tessuto produttivo e sociale. Certo, con questi livelli di crescita siamo molli».

Lo dimostra la crisi della moda che, secondo le previsioni dovrebbe tenere banco ancora per tutto il 2025: crisi che ha messo in difficoltà le capitali toscane della moda come Firenze, Prato, Pisa e Pistoia, con l’unica eccezione di Arezzo che fa segnare dati positivi sia per pelletteria che abbigliamento. Le stime Irpet indicano per la Toscana un Pil ancora in aumento per il 2025 (+0,8) grazie alla spinta dei progetti PNRR e dal recupero di consumi e investimenti privati. Ma una volta esauriti questi la crescita potrà restare positiva soltanto con un aumento strutturale della produttività. Per il 2026 la previsione è una crescita dell’1%, sebbene il ventilato aumento dei dazi Usa, visto il peso delle esportazioni toscane, potrebbe attenuarlo. I comparti più penalizzati, perché più sensibili alle variazioni dei prezzi, sarebbero la chimica (in particolare, i fertilizzanti), la plastica, la farmaceutica e la moda (articoli in pelle, confezioni e accessori).

Soddisfatto a metà il presidente Giani: «Purtroppo – ha detto – la congiuntura internazionale incide in modo negativo soprattutto sulla manifattura, con la moda come settore maggiormente penalizzato. Ma ci sono anche elementi che fanno ben sperare. La crescita dell’occupazione è la dimostrazione di una regione che riesce ancora a garantire lavoro in misura adeguata». Un punto nodale per lo sviluppo e per la socialità rimane la gestione di sanità e welfare. «Sul primo versante – ha concluso Giani – la Toscana aggiunge 330 milioni alla quota nazionale, cosa che si traduce in termini di servizi offerti ai cittadini. Rispetto al welfare va segnalata la misura sugli asili nido, che il prossimo anno vedrà passare da 35 a 40 mila euro la quota Isee per la loro gratuità».