
Eugenio Giani
Firenze, 2 aprile 2022 - Due appuntamenti annunciano una settimana calda sul fronte di Fidi Toscana, la finanziaria della Regione Toscana (49,41 per cento) insieme ai partner bancari Mps (27,46 per cento), Intesa Sanpaolo (11,02 per cento), Bnl (3,92 per cento) e altre banche e istituzioni (con quote sotto l’1,77 per cento).
Martedì il futuro dell’ente finanziario va in aula in consiglio regionale mentre sempre il 5 aprile alle 9,30 le rappresentanze sindacali degli oltre 50 lavoratori si ritrovarenno sotto le finestre di Palazzo Sacrati Strozzi, sede della presidenza della giunta, per manifestare la protesta "contro la privatizzazione" della finanziaria.
Fidi Toscana è un’istituzione nel mondo economico regionale, un vero e proprio punto di riferimento per categorie e imprenditori: nata nel 1975 ha tra i compiti quelli di facilitare le imprese a ottenere l’accesso al credito, attraverso rilascio di garanzie, consulenza, gestione di agevolazioni finanziarie per programmi di sviluppo, finanziamenti nella forma di prestiti partecipativi. E’ guidata dal presidente Lorenzo Petretto.
Fidi Toscana detiene anche il 31 per cento di Sici, Sviluppo Imprese Centro Italia, il cui presidente è l’ex sindaco di San Miniato, Vittorio Gabbanini, consigliere speciale del governatore Giani per le materie economiche.
La Regione Toscana ha deciso di tracciare un nuovo futuro per Fidi. Al momento molto incerto. Unica certezza che non sarà in house, un’estensione quindi della pubblica amministrazione con cui produrre beni e servizi. Per questo compito la giunta ha deciso di avvalersi di Sviluppo Toscana, spa controllata direttamente dalla Regione che ha avuto finora un orizzonte volto soprattutto alla progettazione e attuazione dei programmi e progetti comunitari di interesse regionale; alla consulenza e assistenza per la programmazione in materia di incentivi alle imprese, monitoraggio e valutazione; ma anche gestione e controllo di fondi e istruttoria per la concessione di finanziamenti, incentivi, agevolazioni, contributi, strumenti di carattere finanziario ed ogni altro tipo di beneficio regionale, nazionale e comunitario alle imprese e agli enti pubblici.
Il destino di Fidi è contenuto in alcuni atti precisi. Come la decisione proposta alla giunta dall’assessore Leonardo Marras il 7 marzo scorso in cui si evidenzia che "la trasformazione di Fidi Toscana in house comporta per la Regione alcune criticità" tra cui "un costo insostenibile per il bilancio regionale" e "l’impossibilità di garantire l’equilibrio economico-patrimoniale".
Si ipotizza di continuare la partecipazione in Fidi, ma di perseguire "anche l’ingresso di eventuali nuovi soci industriali in grado di esprimere una guida imprenditoriale della società". La giunta quindi pensa di appoggiarsi ad una "vera e propria agenzia per lo sviluppo economico" anche in ottica Pnrr potenziando "la societàa Sviluppo Toscana anche grazie all’ampliamento del suo oggetto sociale e all’acquisizione di Sici per la gestione di strumenti di finanza innovativa". Per Fidi si pensa a nuovi partner "a cui affidare la maggioranza del capitale sociale".
La giunta Giani si è avvalsa per arrivare a questa strategia dell’analisi condotta da Prometeia che ha studiato la situazione di Fidi bocciando ristrutturazione, la trasformazione in house, ma anche la liquidazione mentre ha guardato con interesse a un "dialogo competitivo con il mercato" alla ricerca di un acquirente e/o di un partner per una possibile fusione/integrazione.
Secondo la relazione dell’assessore Marras "la giunta sarà impegnata in ogni direzione a salvaguardare i posti di lavoro" (al momento parte dei lavoratori sarebbe assorbita da Sviluppo Toscana e una parte rimarrebbe in Fidi). Fatto sta che finora gli incontri sindacali sono sempre finiti con una fumata nera. Sul fronte delle voci su chi potrebbe entrare nella partita del futuro di Fidi Toscana si parla di Artigiancassa, la banca del Gruppo Bnl /Bnp Parisbas, in cui le associazioni degli artigiani sono tuttora presenti.