Monica Pieraccini
Economia

“Invasione di fiori stranieri in Toscana”. L’allarme arriva da Coldiretti

Oltre 3mila aziende della regione a rischio chiusura a causa delle importazioni

Un operatore del settore

Un operatore del settore (foto di repertorio)

Firenze, 18 novembre 2024 – E’ un’invasione, come la definisce Coldiretti Toscana, quella dei fiori che arrivano da fuori Europa. Un fenomeno che sta mettendo a rischio l’intero comparto florovivaistico della regione, che conta 3mila aziende. In Italia nel 2023 l’importazione di fiori è aumentata del 47% rispetto al 2022, soprattutto per effetto delle triangolazioni dall’Olanda. In Toscana arrivano infatti, attraverso i Paesi Bassi, prodotti coltivati in paesi extra Ue che non rispettano le stesse regole dei florovivaisti nazionali, sia in materia di tutela dell’ambiente che dei diritti dei lavoratori. 

Si tratta spesso, spiega Coldiretti, di prodotti, come le rose in Kenya o in Colombia, che vengono coltivati grazie allo sfruttamento di minori e donne, oltre all’impiego di sostanze vietate in Europa da decenni. L’Olanda rappresenta il principale fornitore dell’Italia, con oltre i due terzi del totale delle importazioni, e un incremento delle vendite del 55% in quantità nel 2023, secondo l’analisi di Coldiretti su dati Istat.

Per questo le aziende toscane florovivaistiche, che producono un valore intorno ai 900 milioni di euro l’anno, pari a un terzo dell’intero Pil agricolo regionale, già alle prese con il cambiamento climatico e l’aumento dei costi di produzione, si trovano in difficoltà. Coldiretti Toscana ha affrontato il tema in occasione dell’Assemblea nazionale dei fiori made in Italy che si è tenuta lo a Sanremo, organizzata in collaborazione con Assolfloro, Affi, l’Associazione floricoltori italiani, Comune di Sanremo, Myplant&Garden e Camere di Commercio Riviere di Liguria.

«Dobbiamo salvaguardare il prodotto florovivaistico tricolore e toscano applicando il principio di reciprocità per fare in modo che tutti i fiori che entrano nel nostro Paese rispettino le stesse regole di quelli nazionali in termini di rispetto dell’ambiente e di tutela dei diritti dei lavoratori», sottolinea Letizia Cesani, presidente Coldiretti Toscana. «Ma occorre anche l’applicazione del decreto 198/21 a tutela delle aziende agricole contro le pratiche commerciali sleali, con la conoscenza dei costi di produzione e l’etichettatura d’origine per valorizzare il lavoro dei nostri florovivaisti. Per combattere gli effetti dei cambiamenti climatici e i sempre più frequenti attacchi di insetti alieni è inoltre necessario promuovere lo sviluppo delle soluzioni di agricoltura 5.0, comprese le Tea, le nuove tecniche genomiche».

Per garantire l’origine dei fiori italiani l’associazione dei floricoltori e fioristi italiani ha ideato e sta promuovendo il marchio “Fiori italiani”, sensibilizzando i consumatori. «La difficoltà del settore, che sta vivendo una fase di ristrutturazione ed organizzazione, si è aggravata nel periodo del Covid per precipitare con l’esplosione dei costi delle materie prime, come il gasolio, i concimi, ma anche i vasi, che stanno condizionando le scelte e le strategie produttive», sottolinea Cristiano Genovali, presidente Affi. «Se venti anni fa le rose erano un fiore molto diffuso nelle nostre aziende oggi non lo sono più, costa troppo produrle e c’è una grande concorrenza dei paesi dove non c’è bisogno di riscaldare le serre. Le rose sono state sostituite da ranuncoli, gerbere e viola a ciocche, produzioni che stanno conquistando il mercato e che vanno promosse. Il marchio può aiutare a veicolare meglio il prodotto italiano, a sostenerlo, a farlo emergere nel mare magnum di produzioni straniere prodotte sfruttando la manodopera o impiegando fertilizzanti proibiti o con livelli non consentiti nel nostro paese».