Firenze, 2 dicembre 2022 - Francesco Borgomeo, proprietario di Qf, società che controlla la ex Gkn di Campi Bisenzio (Firenze) attacca ma allo stesso tempo si difende. "Io sono riuscito a non far chiudere la fabbrica, se io non fossi arrivato il 12 febbraio tutti sarebbero andati a casa, sarebbero stati licenziati - ha detto nel corso della commissione Sviluppo economico di Palazzo Vecchio -. Il 19 gennaio abbiamo fatto un accordo con istituzioni e organizzazioni sindacali: è stato firmato l'accordo per la cassa integrazione. Ho anticipato quei soldi perché per attivare quella pratica serviva tempo. Nell'accordo però si parlava di cassa integrazione, ma dal Ministero non ho ricevuto risposte: non c'è stato il coraggio di dire di no".
"Tutti dicono che hanno a cuore questa storia - ha aggiunto -. Ma nessuno ci ha messo i soldi. Il ministero dello Sviluppo economico, il ministero del Lavoro non hanno messo soldi, l'ho fatto io. Se tieni alla storia della Gkn ti preoccupi di tenerla viva. Le carte parlano chiaro, la cassa integrazione deve arrivare da gennaio. Io voglio la cassa che mi spetta, c'è un accordo firmato con i sindacati. Uno non può pensare di attrarre investitori di fronte a questi elementi di incertezza".
"Io sono pronto a farmi da parte, questa cosa mi ha fatto male dal punto di vista personale, anche della mia salute - ha concluso -. Sono state giornate durissime. Tutti parlano, l'unico che ci ha messo i soldi è il sottoscritto. Se Borgomeo è un problema, Borgomeo si fa da parte. Quello che dico a tutti è di fare in modo che si possa fare tavoli dove si decide che lo stabilimento deve essere aperto alla proprietà e le regole le mette la proprietà".
Il proprietario di Qf ha parlato anche del piano industriale: "Abbiamo predisposto - ha detto - un piano industriale innovativo e complesso, ma la messa a terra del piano non è compatibile con l'attuale situazione".
Un piano che, ha poi spiegato, si basa sugli e-drive, motori elettrici di ultima generazione. E sui lavoratori ha spiegato: "All'interno dello stabilimento ci sono tensioni. Tra i 300 lavoratori una parte è particolarmente aggressiva. A Campi Bisenzio c'è un movimento politico: all'ingresso si trova la scritta 'Insorgiamo' e non la posso far togliere. Addirittura io in Consiglio comunale non sono intervenuto perché sempre quel gruppo politico ha detto che se fossi intervenuto, loro non avrebbero partecipato. Serve un tavolo con istituzioni, sindacati, Rsu per capire come ripristinare la normalità all'interno dello stabilimento, che non è una sorta di centro sociale".
Niccolò Gramigni