FABRIZIO MORVIDUCCI
Economia

Toscana, la crisi del settore moda: nuove richieste di cassa integrazione

Trattativa per GT di Scandicci, GPA di Figline Valdarno e Garpe di Piancastagnaio, aziende dell’indotto Gucci

Un'azienda del settore moda in una foto di repertorio

Un'azienda del settore moda in una foto di repertorio

Scandicci (Firenze), 22 settembre 2024 – Crisi del comparto moda, frena anche l’indotto Gucci. E’ arrivata la richiesta di cassa integrazione per i lavoratori delle tre aziende che sono al vertice della filiera produttiva della griffe. Si tratta della GT di Scandicci, la GPA di Figline Valdarno e la Garpe di Piancastagnaio, aziende interamente di proprietà Gucci che insieme superano il migliaio di dipendenti.

La trattativa sta avvenendo in questi giorni nel massimo riserbo. Anche i sindacati, al momento, hanno preferito non delineare i contorni della richiesta da parte della proprietà.

Gucci è il marchio più importante del gruppo Kering, e fino a poche stagioni fa il più redditizio. Secondo i numeri presentati proprio dall’ad del gruppo, François-Henri Pinault nel luglio scorso, nel primo semestre 2024 i dati del brand non sono stati all’altezza delle aspettative. Le vendite sono state pari a 4,1 miliardi di euro pari a -20% rispetto allo stesso periodo di riferimento. Con 536 negozi in tutto il mondo, il risultato operativo corrente è stato pari a un miliardo di euro (per un’incidenza sulle vendite del 24,7%), in calo del -44%.

Per cercare di correggere la rotta, il brand si è trovato nella necessità di ridefinire la modalità di lavoro, avendo nel contempo l’obiettivo di non fermare la sua filiera produttiva, che parte proprio dalle tre aziende della piattaforma, e scende fino alla subfornitura.

La cassa integrazione punta proprio a ridurre i volumi senza fermare un processo che sarà essenziale per la ripartenza del marchio.

Interessati dagli ammortizzatori sociali saranno i lavoratori spalmati sulle tre sedi nell’area fiorentina, nel Valdarno e sull’Amiata. Chiaro che la decisione di fare ricorso alla cassa integrazione preoccupa non solo i lavoratori dipendenti, ma anche l’esercito di imprenditori e artigiani legati al conto terzi.

La catena di approvvigionamento del brand impiega migliaia di persone che lavorano indirettamente nella produzione delle collezioni.

La richiesta ai subfornitori è quella di condividere cultura ed etica produttiva. Molte di queste aziende riforniscono Gucci da più di due o tre generazioni, si tratta di imprese del territorio che rappresentano un valore aggiunto che la maison non vuole perdere.

Ma è certo che il segnale che arriva con questo provvedimento è quello di un ulteriore step della crisi di settore. L’area metropolitana fiorentina è quella più coinvolta; il territorio conta circa 10mila imprese, il 40% dell’export totale metropolitano, il 24% degli addetti della moda a livello nazionale e 15,1 miliardi di ricavi.

Le istituzioni sono al lavoro per salvare i livelli occupazionali; si punta alla concessione di ammortizzatori sociali straordinari, e provvedimenti speciali di accesso al credito per le imprese. Ma sono gli imprenditori che devono riformare da capo il processo produttivo. A partire proprio dalla formazione che è parte essenziale di tutto il comparto.

Sul territorio ci sono centri d’eccellenza che fanno capo al ministero dell’Istruzione e del merito, come la Fondazione Its Mita, in grado di resettare il sistema e farlo ripartire su nuove basi.