Monica Pieraccini
Economia

Irpet, crescita lenta e inverno demografico pesano sull’economia toscana

Salari fermi dal 1995. Preoccupano dipendenza dall’export, la stagnazione della produttività e il crollo delle nascite. In dieci anni la Toscana perderà il 7% di Pil per la riduzione (99mila in meno) del numero di persone in età lavorativa

Firenze, 15 luglio 2024 – L'economia toscana continua a crescere, ma ad un ritmo sempre più lento. La povertà diminuisce, ma le vulnerabilità strutturali restano. Secondo il rapporto Irpet presentato in Regione, la Toscana deve affrontare alcune sfide strategiche fondamentali: una dipendenza dall'export che rende l'economia vulnerabile, un preoccupante declino demografico, la stagnazione della produttività e la sostenibilità finanziaria della spesa sanitaria minacciata da una crescita lenta. Irpet stima che entro i prossimi dieci anni la popolazione in età lavorativa diminuirà del 5%, in cifre circa 99mila persone in meno e per questo la Toscana avrà il 7% di Pil in meno nel decennio.

Nel 2023, il Pil della Toscana è aumentato dello 0,7%. Per il 2024 si prevede un incremento dello 0,8%, e mediamente dell'1% nel 2025 e 2026. Il rimbalzo post-Covid, sostenuto da stimoli fiscali straordinari, è ormai un ricordo.

Bene il turismo, soffre l’industria

La crescita della Toscana è trainata principalmente dal settore dei servizi, in particolare dal turismo, che ha recuperato i livelli pre-pandemia grazie all'afflusso di viaggiatori stranieri. E’ invece in sofferenza il settore manifatturiero: la produzione industriale è calata del 3,3% nel 2023 e, secondo le stime Irpet, del 4,9% nel primo trimestre del 2024, peggiorando rispetto alla media nazionale. La crisi del settore moda è particolarmente significativa in questa flessione.

Export in crescita

Nonostante le difficoltà del settore manifatturiero, l'export toscano è cresciuto del 3,3% nel 2023 e del 6,3% nel 2024, superando i dati nazionali e quelli di molte altre regioni con una forte vocazione al commercio internazionale. A fare da traino soprattutto i settori farmaceutico, macchinari e agroalimentare, mentre il tessile e la moda hanno avuto un impatto negativo.

Mercato del lavoro, in calo il tasso di disoccupazione

Il mercato del lavoro in Toscana mostra segnali positivi. Nel 2023, il tasso di attività ha raggiunto il 73,3%, superando i livelli pre-pandemia, e il tasso di disoccupazione è sceso al 5,4%, con 38mila nuovi posti di lavoro creati. La crisi del settore moda, però, ha portato a un aumento dei lavoratori sotto ammortizzatori sociali, che nel primo trimestre del 2024 superano il 2,5%. In prospettiva, preoccupa però l'invecchiamento della popolazione: crollano le nascite e molti giovani scelgono di andare all’estero perché più facilmente trovano lavori adeguatamente retribuiti. In Toscana, dal 1995 e fino al 2021 i salari sono rimasti mediamente gli stessi, nonostante l’aumento del costo della vita.

La percezione della condizione sociale

Il “sentiment” dei toscani migliora, ma non nel lungo periodo. Nel 2024 la percentuale di persone che si considerano povere o molto povere è scesa dal 16% all'11%, e quella di chi lamenta difficoltà ad arrivare a fine mese è diminuita dal 60% al 40%. Ma l’indagine di Irpet effettuata tra maggio e giugno segnala anche un’altra tendenza: i toscani non sono così ottimisti riguardo al futuro, prevale la percezione di un quadro generale di incertezza

Aleotti: “Necessità di politiche a livello europeo”

«C'è una necessità urgente di politiche a livello europeo che siano da stimolo per le imprese, perché la crescita non può avvenire senza la crescita delle imprese», ha affermato Lucia Aleotti, azionista di Menarini e vicepresidente di Confindustria nel corso della presentazione del rapporto Irpet. Secondo Aleotti «la politica della decrescita felice che è stata applicata fino a adesso si sta rivelando disastrosa per le nostre economie, che rischiano di essere poi spazzate dalla concorrenza cinese». Aleotti ha evidenziato inoltre «la perdita di competitività dell'intera Europa nei confronti della Cina e degli Stati Uniti», che «è anche un problema di calo demografico, ma non solo, perché il problema è la riduzione della produttività e soprattutto il fatto che le politiche a livello europeo vengono fatte in una direzione dirigistica e non in una direzione incentivante per l'attrazione degli investimenti e la crescita delle nostre economie».

Secondo il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, «in un momento in cui a livello nazionale si parla di crisi, di inizio di un periodo recessivo, l'economia toscana tiene, naturalmente con luci e qualche criticità». «Le luci sono il buon andamento di settori come il turismo, che davvero sta esplodendo, di settori legati all'esportazione, penso alla gioielleria, all'agroalimentare, penso a una serie di settori legati alla meccanica dove l'innovazione rende competitiva l'economia toscana; penso al dato importante del lavoro, perché possiamo definire la realtà toscana una realtà nella quale si sta vivendo sostanzialmente una tendenza verso la piena occupazione». Contemporaneamente «la moda – ha ricordato Giani – vive un'indubbia situazione di crisi: non a caso abbiamo aperto due tavoli di crisi, quello specifico delle concerie e della pelletteria per il comprensorio del cuoio, e quello più generale della moda nel contesto del tessile», mentre sul piano del lavoro «è vero che ormai siamo in una situazione, per chi lo vuole, di piena occupazione, però la criticità è il lavoro precario, è il livello dei salari, e sempre più la necessità del salario minimo si sente come impellente»