Firenze, 30 agosto 2023 - Addio latte toscano? Stalle che chiudono, prezzi alla produzione in picchiata, difficoltà crescenti per gli allevatori che ancora resistono. E dal Mugello, la terra fiorentina dove si producono i due terzi del latte fresco lavorato nello stabilimento della Centrale di Firenze, si lancia l’allarme. "Non ce la facciamo più – dice Simone Grossi, proprietario dell’azienda Palazzo Vecchio di Borgo San Lorenzo, 145 capi – da un anno vendiamo il nostro latte a 9 centesimi in meno rispetto ai costi di produzione". E le conseguenze stanno diventando devastanti. Nell’ultimo periodo sono quattro le stalle mugellane che hanno chiuso i battenti. E anche Grossi ci sta pensando: "Deciderò a fine anno. Spero possa esserci una ripresa, perché così non si può andare avanti: tutto è aumentato, energia, mangimi, e il prezzo del latte scende".
In passato al latte di alta qualità prodotto in zone difficili come il Mugello o in Maremma – perché un conto è far latte in una grande stalla in pianura padana, un conto in una piccola azienda dell’Appennino – si pagava un sovrapprezzo agli allevatori. Ora invece si fa riferimento al prezzo nazionale, e così in Toscana, rispetto al nord Italia, è impossibile essere competitivi.
Remo Marchi, di Firenzuola, ha 180 bovini nella sua stalla, ed è il presidente di Granducato, una delle due cooperative che raccolgono il latte in Toscana. Ora è molto preoccupato: "Non vediamo in prospettiva delle soluzioni. In Toscana ha chiuso la Centrale del Latte di Lucca, anche Grosseto comincia a essere in difficoltà. Tra gli allevatori la situazione è pesante. In estate il prezzo del latte aumentava, perché diminuiva la produzione, quest’anno il prezzo cala".
Un mercato dove arriva latte dall’estero a prezzo ancor più basso, da Francia, Germania, Olanda, 45 centesimi contro 52. Eppure sugli scaffali dei supermercati il latte fresco si vende a 2 euro e 20 centesimi al litro, talvolta anche di più: "Questo ci scandalizza – notano gli allevatori mugellani –, la forbice è troppa ampia: da 52 centesimi al litro in stalla, a 2 euro e 20 nel negozio".
"Ci vuole un sostegno ai produttori toscani altrimenti si rischia il disastro – dice Giacomo Matteucci, segretario di Cooperlatte, l’altra cooperativa toscana di raccolta -. E credo che la politica dovrebbe verificare cosa sta accadendo con i prezzi, tra produzione e vendita al dettaglio: se ci sono tre soggetti nella filiera, non può essere penalizzato l’anello più debole, quello dei produttori. Anche perché la mucca non la metti in cassa integrazione. Mangia e deve essere munta ogni giorno".
Matteucci chiude però con un accento di fiducia: "Credo che il gruppo Mastrolia, proprietario della Centrale del Latte d’Italia, abbia ancora tutto l’interesse a valorizzare il latte toscano. Qui, in Mugello abbiamo la capacità di mantenere un livello qualitativo alto, un valore aggiunto da non perdere".