Firenze, 2 gennaio 2025 – Con l’arrivo del 2025, la Toscana si prepara ad affrontare un anno complesso, segnato da numerose vertenze aperte e da una crisi che, già lo scorso anno, ha colpito settori chiave come la moda, la siderurgia e l’industria manifatturiera. Gli unici segnali positivi arrivano dalla farmaceutica, dall’oreficeria e dal turismo. Una delle preoccupazioni maggiori riguarda la moda, che rappresenta il 40% dell’occupazione manifatturiera nella regione.
Le difficoltà non si limitano al tessile e all’abbigliamento, ma interessano anche settori come la pelletteria, la concia e la piccola oggettistica. “È una crisi che ha colpito territori centrali come il Fiorentino, l’Empolese, il Valdarno e parte dell’Aretino, con ripercussioni sull’intera filiera produttiva, compresa la logistica e la galvanica.
Una crisi, quindi – commenta Fabio Berni, della segreteria Cgil Toscana – che interessa migliaia di lavoratori e che certo non si risolve con un solo mese di proroga della cassa integrazione, che terminerà a fine gennaio, tenendo peraltro fuori alcuni importanti settori della filiera”. Ma a gettare ombre sul 2025 non c’è solo la crisi della moda. Resta aperta la vertenza delle acciaierie di Piombino, dove i due committenti esteri, Metainvest e Jsw, devono ancora firmare gli accordi di programma che dovrebbero portare al riassorbimento di circa 1.400 lavoratori attualmente in cassa integrazione. La Beko a Siena rischia di lasciare 300 lavoratori senza occupazione, mentre la situazione è ancora incerta per Venator, azienda del polo chimico di Scarlino, con oltre 2.200 dipendenti, inclusi quelli dell’indotto. Sul fronte della Sanac di Massa, si attende l’esito dell’asta, gestita dal Ministero delle Imprese, sulle due proposte per l’acquisto del gruppo industriale che include gli stabilimenti di Massa, Vado Ligure, Grogastu e Gattinara.
Le offerte sono state presentate da ‘Ettore 1970 Srl’, azienda italiana già operante nell’indotto di Acciaierie d’Italia, e da ‘Grossi Group Industrial’, società canadese interessata alla filiera produttiva. Restano da risolvere anche le vertenze della Fimer di Arezzo, dell’ex Gkn e della Targetti.
“Per moda, acciaierie di Piombino, Beko e altre si tratta di aziende appartenenti a imprenditori o fondi finanziari stranieri. Per questo parlo di colonialismo imprenditoriale. Siamo colonizzati. E quando questi imprenditori decidono di andarsene, dovrebbero pagare e restituire le risorse che Regione ed enti locali hanno dato loro per incentivarli a investire in Toscana”, afferma Paolo Fantappiè, segretario della Uil Toscana, che invoca interventi strutturali per rafforzare le filiere locali e garantire maggiore stabilità occupazionale. I dati economici, d’altra parte, non incoraggiano.
“La cassa integrazione ordinaria è aumentata del 42% rispetto al 2023, e il Pil regionale è in linea con quello nazionale, tra lo 0,4% e lo 0,7%. La stagnazione della produzione industriale è evidente e preoccupante”, sottolinea Fantappiè. Silvia Russo, segretaria generale della Cisl Toscana, chiede per il 2025 interventi strutturali: “È essenziale ampliare gli ammortizzatori sociali in deroga e avviare un confronto costruttivo tra governo, Regione e imprese. Serve una politica industriale che punti su investimenti, innovazione e formazione”.
Il 2025 dovrebbe essere anche l’anno delle infrastrutture. “Nel 2024 è stato fatto poco. Noi come Cisl siamo disponibili a collaborare sui grandi temi, ma i no dei tanti comitati territoriali vanno superati dalla Regione Toscana, che pare essersi un po’ dimenticata del confronto con i sindacati. Che venga fatto, dunque, l’attraversamento Tav, l’ampliamento dell’aeroporto di Firenze, ma anche la Multiutility. Solo con un lavoro sinergico - conclude Russo - possiamo arginare gli effetti della crisi e costruire basi solide per il futuro”.