Marmo, svolta per la tracciabilità. Il 50% dovrà essere estratto in loco

L’obbligo per le concessioni stabilito dal regolamento approvato in consiglio comunale a Carrara

Marmo, svolta per la tracciabilità. Il 50% dovrà essere estratto in loco

Marmo, svolta per la tracciabilità. Il 50% dovrà essere estratto in loco

CARRARA

Svolta epocale per il Comune di Carrara. Il consiglio comunale ha approvato il regolamento per tracciare i movimenti dei blocchi estratti nelle cave di marmo. Si tratta di uno dei criteri voluto dalla nuova regolamentazione degli agri marmiferi, e cioè le cave dove si estrae l’oro bianco, che prevede appunto di seguire la movimentazione del materiale lapideo dal monte all’opificio a valle. La rivoluzione era stata introdotta nel 2022 dal sindaco dei 5 Stelle Francesco De Pasquale, poi ripresa dall’attuale amministrazione della sindaca Serena Arrighi, sostenuta dal partito democratico.

Alla base di tutto il rinnovo delle concessioni per estrarre il pregiato marmo di Carrara, che con l’articolo 21 del nuovo regolamento ha stabilito che per continuare a lavorare le cave, gli industriali si dovessero impegnare a creare progetti di pubblica utilità e a lavorare il marmo in loco per almeno il 50 per cento. Ma non essendoci uno strumento utile a capire quanto effettivamente verrà lavorato a Carrara, si è pensato di mettere insieme un meccanismo che segua i blocchi dal momento del taglio fino alla loro lavorazione in opificio. La tracciabilità del materiale per l’appunto.

In sostanza, grazie a un codice univoco che i concessionari potranno usare per comunicare con il sistema informatico di palazzo civico, sarà possibile tracciare la storia dei materiali lapidei dal monte alla pesa (passaggio obbligatorio contro il trasporto ’al nero’ dei materiali), e dalla pesa all’opificio scelto per la lavorazione.

I software usati dai singoli imprenditori dovranno però essere compatibili con quello usato dal Comune di Carrara. La tappa dalla pesa all’opificio sarà fondamentale per stabilire il margine di almeno il 50 per cento della lavorazione in loco, requisito fondamentale che gli industriali dovranno rispettare dal momento che ha permesso loro di ottenere i rinnovi delle tanto ambite concessioni, che portano nelle tasche dell’imprenditoria carrarese milioni di euro di fatturati.

"Si tratta di un documento fondamentale per l’applicazione della legge regionale 35 – ha detto la sindaca Arrighi durante l’ultimo consiglio comunale –, ed è frutto di un lavoro lungo e collettivo basato sulla sicurezza, l’ambiente e una più equa ridistribuzione della ricchezza". Con la lavorazione in loco di almeno il 50 per cento del materiale, infatti, si auspica una ricaduta occupazionale al piano, cioè nelle segherie dove il marmo sarà trasformato, prima di essere spedito in tutto il mondo.

Un percorso lungo quello della tracciabilità, che secondo una parte degli industriali del marmo non è però percorribile al cento per cento, in particolare per le piccole aziende e per i cosiddetti ’informi’, ovvero quei blocchi di marmo che non sono perfettamente tagliati. Soltanto nelle prossime settimane si vedrà se il passo storico intrapreso dall’amministrazione carrarese darà i frutti che tutti si aspettano.

Alessandra Poggi