MONICA PIERACCINI
Economia

Povertà energetica, in Toscana vivono così quasi 200.000 persone

Indagine Cgia: vivono in case riscaldate male, con poca illuminazione e dove si usano poco gli elettrodomestici

In Toscana 200mila persone vivono in case poco riscaldate e illuminate

In Toscana 200mila persone vivono in case poco riscaldate e illuminate

Firenze, 23 settembre 2023 – Vivono in case poco salubri, scarsamente riscaldate d'inverno, senza condizionatore d'estate, con livelli di illuminazione scadenti ed un utilizzo molto contenuto di frigoriferi, congelatori, lavatrici e lavastoviglie. Sono le famiglie in povertà energetica, che in Toscana sono oltre 91.200, pari a 198.104 persone. I numeri sono stati diffusi dall'ufficio studi della Cgia, l’Associazione artigiani e piccole imprese di Mestre, che ha elaborato i dati ripresi dal rapporto 2023 dell’Osservatorio italiano sulla povertà energetica, una rete di ricercatori ed esperti provenienti da Università, enti ed istituti pubblici e privati. Di fatto, il 5,5 per cento delle famiglie toscane vive in queste condizioni di disagio, una percentuale inferiore alla media nazionale, che è dell'8,5 per cento, ma superiore a quella che si registra in tre regioni italiane: le Marche, con 67.264 individui in povertà energetica e quasi 29.700 famiglie, pari al 4,6 per cento del totale, la Liguria, con con 71.230 individui e più di 36.700 famiglie, un'incidenza rispetto al totale del 4,8 per cento e la Lombardia, con oltre 518mila persone e 237.477 famiglie, una percentuale rispetto al totale pari al 5,3 per cento. I quasi 200mila toscani che vivono in questa situazione disagiata potrebbero essere già molti di più oggi. Il dato diffuso dalla Cgia di Mestre infatti è relativo all'anno 2021, quando ancora non era scoppiato in Italia lo choc energetico.

L'identikit della famiglia che vive in povertà energetica

Le principali condizioni professionali del capofamiglia - spiega la Cgia di Mestre - sono, in linea di massima, tre: disoccupato, pensionato solo e, se invece lavora, in molti casi è lavoratore autonomo. Le famiglie più a rischio sono inoltre quelle che utilizzano il gas come principale fonte di riscaldamento. Coloro che invece utilizzano altri combustibili, come bombole a gas, pellet, gasolio, legna, kerosene e così via, presentano secondo l’ufficio studi Cgia valori percentuali di rischio più contenuti.