Firenze, 11 dicembre 2023 - Circa 2.500 euro lordi. E' quanto guadagnano i toscani secondo il Geography Index 2023 di Job Pricing, che confronta la retribuzione globale annua lorda nelle varie regioni e province italiane. E mentre,in linea generale, tra il 31 dicembre 2021 e il 31 dicembre 2022, gli stipendi sono cresciuti in media del 3,3%, in Toscana sono rimasti stabili. La regione resta infatti al decimo posto, a metà della classifica, con una retribuzione lorda annua di 29.884 euro. Prima nella graduatoria delle 20 regioni è la Lombardia, dove si guadagna di più, con 33.452 euro. Sul podio anche Lazio, al secondo posto, e Liguria, al terzo, mentre la Basilicata è ultima con 26.055 euro. E proprio ora che si parla di gabbie salariali, l'indagine di Job Pricing che analizza 600mila profili retributivi di dipendenti di aziende private, conferma che in Italia - e così anche in Toscana - le differenze salariali già esistono.
La situazione nelle province: Firenze 17esima in Italia, Grosseto ultima per redditi medi
Tra la provincia dove si guadagna di più (Firenze) e quella che si guadagna di meno (Grosseto), la differenza di salario sfiora il 14%. Inoltre, i redditi dei dipendenti di aziende private salgono in alcune province, in altre scendono, anche in modo consistente. Prato e Pistoia, ad esempio, sono tra le 15 province che scendono di più nella classifica delle province, rispettivamente con -7 e -9 posti. Tra le 15 province che salgono di più in Italia ci sono invece Siena e Arezzo, rispettivamente con +8 e +6. Entrando nel dettaglio, i più ricchi in Toscana sono i fiorentini, che guadagnano 31.357 euro lordi l'anno, anche se la provincia si piazza 17esima su 107 in totale e perde una posizione rispetto allo scorso anno.
Sale invece di una posizione, da 29 a 28, Lucca, con 30.651 euro di retribuzione media. Livorno è al 45esimo posto, con 29.350 euro, e scala la classifica di quattro posti. Segue, 46esima nella graduatoria, Siena, che sale addirittura di otto posti, con 29.313 euro l'anno, mentre i dipendenti di Massa Carrara sono sempre più poveri: la provincia perde cinque posizioni e scivola al 47esimo posto con 29.260 euro l'anno. Anche Prato, probabilmente per le difficoltà legate al distretto del tessile, perde sette posizioni, scivolando dal 44 al 51esimo posto, con 29.168 euro. Arezzo sale invece di sei posizioni e approda alla 52esima posizione con 29.127 euro l'anno. Pisa, con un reddito medio annuo di 28.921 euro, è al 55esimo posto e perde tre posti. Pistoia è la provincia toscana che perde in assoluto più posizioni in graduatoria: scende di nove 'scalini', dal 63 al 72esimo posto, con una retribuzione media di poco inferiore a 27.800 euro. Grosseto chiude la classifica toscana al 77esimo posto (l'anno scorso era 76esima), con un reddito di 27.542 euro l'anno.
Perché i salari cambiano anche all'interno di una stessa regione
La retribuzione, in quanto prezzo del lavoro, soggiace alla legge della domanda e dell'offerta, osserva Job Pricing. Così, più una determinata professionalità è richiesta sul mercato e tanto più è scarsa, tanto più il suo prezzo, cioè il salario, tende a crescere. La dinamicità del mercato del lavoro, cioè la competizione tra le aziende e la disponibilità dei profili ricercati, determina differenziali anche molto elevati, in particolare tra il Nord e il Sud del nostro paese, dove in media supera il 14%. Differenze significative si registrano anche tra le province limitrofe di una singola regione e ciò dipende “dalla presenza di distretti o di poli industriali ad alta specializzazione o di un tessuto imprenditoriale ricco e variegato, che rappresenta una calamita per professionalità di alto livello e, conseguentemente, con livelli retributivi più elevati”, si spiega nell'indagine. Allo stesso modo, altri mercati possono essere schiacciati verso il basso dalla presenza di filiere produttive a basso valore aggiunto, che non affrontano particolari problematiche né sul lato dell'offerta né sul lato della domanda di lavoro. Un altro elemento è la dimensione delle aziende presente su un certo territorio: quelle più piccole solitamente non hanno capacità economiche per investire a livello salariale, contrariamente alle grandi aziende, magari multinazionali, con “prassi retributive molto generose e che fungono da catalizzatore per il mercato locale, costringendo spesso le aziende del territorio a adeguarsi per non trovarsi in grande difficoltà nell'acquisizione e fidelizzazione del personale qualificato”.