Firenze, 17 febbraio 2023 – La legge di bilancio aveva messo una stretta al Superbonus, riducendolo al 90%, poi è arrivato lo stop alla proroga da marzo a giugno della fine dei cantieri per chi aveva fatto ricorso al 110 per le unifamiliari. Adesso, dalla sera alla mattina, addio alla cessione dei crediti e agli sconti in fattura. Nemmeno le pubbliche amministrazioni, quindi nemmeno le Regioni, potranno acquistare i crediti d'imposta maturati dalle imprese. Una “mazzata” per le aziende edili e anche per chi, soprattutto nei condomini, aveva detto sì ai lavori di efficientamento energetico solo perché “non li avrebbe pagati”. Adesso sono senza soldi, tutti. Le imprese che hanno fatto i lavori e hanno i crediti bloccati, i cittadini che hanno chiesto lo sconto in fattura e che potrebbero trovarsi alla loro porta le aziende, a battere cassa.
Confartamministratori: “E' rischio contenzioso tra imprese e cittadini”
Chi è già partito con i lavori, ha presentato la Cilas con l'asseverazione, rientra ancora nella normativa precedente relativa allo sconto in fattura e alla cessione dei crediti. Chi invece ne sta discutendo e eventualmente ha già deliberato in assemblea l'intenzione di accedere al Superbonus, non potrà più usare lo sconto in fattura, ma dovrà pagarsi i lavori e poi detrarre quanto speso nella dichiarazione dei redditi e spalmando le detrazioni in dieci anni. “Il risultato sarà che questi lavori probabilmente non partiranno mai. Nel senso che, soprattutto nei condomini, i lavori di efficientamento energetico si facevano perché di fatto non si pagavano. Adesso – spiega Alessandro Ferrari, presidente di Confartamministratori – si tornerà a fare solo i lavori obbligatori, quelli che si fanno quando, per esempio, una facciata perde pezzi o quando piove da un tetto perché oggi, rispetto al 2019, si paga molto di più. Non dimentichiamoci che in questi ultimi due anni, prima per l'effetto dei bonus e poi per l'inflazione, i prezzi sul mercato edile sono aumentati del 50%”. Infine, c'è il terzo caso: la ditta ha già finito i lavori e sta aspettando di poter cedere il credito. “Allora, se quel credito alla fine non lo prenderà, tornerà a battere cassa da chi ha commissionato il lavoro e, di fatto, non ha pagato niente. Ma molti non saranno in grado di saldare il lavoro fatto dall'imprese e si scatenerà il finimondo, con relativi contenziosi tra condomini e aziende edile”, sottolinea Ferrari.
Confartigianato Firenze: “Imprese cancellate per decreto”
Il decreto è già pubblicato in Gazzetta Ufficiale ed è in vigore da oggi. Per le imprese dell'edilizia è allarme rosso. “Dopo lo stop alla proroga per le unifamiliari che non avrebbe creato nuovi crediti ma avrebbe permesso di finire i lavori già avviati in tranquillità, arriva lo stop totale alla cessione dei crediti e anche lo stop all’acquisto da parte della pubblica amministrazione: questo vuol dire cancellare le aziende dell’edilizia per decreto”, dichiara Jacopo Ferretti, segretario generale di Confartigianato Firenze, l’associazione di categoria che conta circa 1500 associati del sistema casa. “Prendiamo atto – incalza Ferretti – che, invece di risolvere o al più mettere una pezza, si è scelto di aggravare un problema conclamato e già grave. Prendiamo atto che, tra mille cambi in corsa e circolari più o meno bizzarre, si è scelto di cancellare un incentivo, tra i tanti, veramente utile. Prendiamo atto che non si è scelto di sostenere l’efficientamento energetico e il contrasto al rischio sismico, non proprio problemi minori”. Una decisione che avrà secondo Ferretti, ripercussioni economiche e in particolare anche sull'occupazione.